La strage di Cima Vallona, in provincia di Belluno, è stato uno dei molteplici attentati terroristici organizzati in quegli anni dal gruppo dei BAS, sigla di Befreiungsausschuss Südtirol.
Chi era il BAS? Un comitato di liberazione che puntava all’autodeterminazione dell’Alto Adige sotto la sovranità dell’Austria, per raggiungere tale obiettivo usavano l’arma del terrore, tra bombe e attentati. Ricordiamo che molti di loro sono fuggiti in Germania e Austria dopo esser stati condannati, godendo di una presunta protezione non hanno mai scontato la loro pena.
Ritorniamo ai fatti di quel 25 giugno 1967, Cima Vallona fu seminata di trappole esplosive, i terroristi abbatterono un traliccio dell’alta tensione, attirando così un gruppo di militari che partirono per ispezionare l’accaduto. Cima Vallona è ricoperta da tanta neve, e anche quel giorno i mezzi poterono proseguirono fino ad un certo punto, i militari proseguirono quindi a piedi, disgraziatamente l’alpino Armando Piva camminò su una trappola e l’esplosione lo colse in pieno, morirà poco dopo in ospedale.
Dopo l’episodio, quattro membri della Compagnia Speciale Antiterrorismo, si diressero sul luogo, per indagare sull’accaduto, fu il continuo di una tragedia, infatti, un’altra trappola scattò e persero la vita: il sottotenente Di Lecce, il capitano Gentile e il sergente Dordi. Il sergente Fagnani invece rimase gravemente ferito.
Sul luogo dell’attentato furono rinvenute due tavole di legno che rivendicavano l’attentato da parte dei BAS, c’era scritto: “Voi non dovete mai avere più la barriera di confine al Brennero. Prima dovete ancora scavarvi la fossa nella nostra terra”.
Gli attentatori furono poi individuati, si trattò di Norbert Burger l’ideatore dell’attentato e capo della cellula terroristica, Peter Kienesberger l’artificiere, Erhard Hartung e Egon Kufner che piazzarono le trappole. In Italia furono quasi tutti condannati all’ergastolo, mentre in Austria furono assolti per insufficienza di prove.
Roma, 25 giugno.