Roma 11 luglio 2014 – Giorgio Ambrosoli è stato un avvocato italiano, che morì assassinato quando assunse l’incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana. Tale incarico gli fu affidato nel 1974 dall’allora governatore della Banca d’Italia Guido Carli.
La Banca Privata Italiana, nacque dalla fusione delle banche controllate dal banchiere Michele Sindona, manovra che servì per tranquillizzare i correntisti, e salvare momentaneamente le banche dal crack, a seguito di manovre illecite. Sindona falsificò le scritture contabili e usò la società Fasco come interfaccia fra le attività palesi e quelle occulte del gruppo.
Ambrosoli nelle sue indagini scoprì l’intreccio politica, massoneria, alta finanza e criminalità organizzata. Scoprì anche il coinvolgimento di una banca americana, la Franklin National Bank, anch’essa in condizioni finanziare precarie, alle indagini si interessò così anche l’FBI. In un affare così grosso, non mancarono le minacce rivolte a Giorgio Ambrosoli, nonostante ciò, gli fu negata la protezione da parte dello Stato.
Ambrosoli doveva depositare una dichiarazione formale dell’inchiesta svolta il 12 luglio 1979, prima di allora numerose telefonate anonime lo minacciavano, chiedendogli di ritirarsi dall’inchiesta.
La sera prima del fatidico giorno, Ambrosoli stava per rincasare, quando improvvisamente fu freddato con quattro colpi esplosi da una 357 Magnum.
Il killer fu il malavitoso americano William Joseph Aricò, pagato 115 mila dollari da Sindona, il tramite fra i due fu Robert Venetucci, trafficante di eroina legato a Casa Nostra. Ad aiutare Aricò nei pedinamenti di Ambrosoli, fu Giacomo Vitale, massone e cognato del Boss mafioso Stefano Bontate.
Ai funerali di Ambrosoli non presenziò nessuna autorità pubblica, eccezion fatta per gli esponenti della Banca Italiana.
Ambrosoli morì a Milano l’11 luglio 1979 all’età di 46 anni.