Roma, 25 luglio 2014 – “Di fronte al tentativo di affossare il rilancio del Teatro dell’Opera di Roma è ormai tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità“. A lanciare l’appello è il sindaco di Roma Ignazio Marino, che però accusa e lancia anche l’allarme: “In questi giorni assistiamo all’ostinazione di due sigle sindacali che non vogliono sottoscrivere il piano industriale – condiviso invece dai rappresentanti di gran parte dei lavoratori del Teatro – né sospendere gli scioperi che stanno penalizzando la stagione estiva a Caracalla. A questo punto, l’unica soluzione per proseguire decisi verso il rilancio di una delle più importanti rivoluzioni cittadine resta la liquidazione. Così come prevede la legge 112 del 2013. Martedì prossimo dunque all’ordine del giorno del Cda sarà inevitabilmente inserita e discussa questa misura“.
“Fials e Cgil, due sindacati di minoranza, porteranno il teatro alla liquidazione. Davanti alla disponibilità della Fondazione si è schierata la rigida posizione delle due sigle che non vogliono firmare l’accordo nonostante siano state accolte tutte le loro richieste“, scrive in una nota l’Opera di Roma. “Ancora una volta il Teatro dell’Opera, a conclusione dell’incontro sindacale chiesto dalla Fondazione per oggi, con inizio alle ore 11, è costretto a registrare la chiusura totale ad ogni confronto e discussione da parte delle sigle sindacali Fials e Cgil che hanno confermato lo sciopero per la terza recita de La Bohème, dopo l’astensione dal lavoro per le due prime rappresentazioni, con grave danno economico immediato e un serio rischio sul futuro del Teatro dell’Opera. Così l’attività sindacale diventa un ‘gioco al massacro’, voluto da una minoranza, assolutamente dannoso per il presente e soprattutto per il processo di risanamento in atto che ha riportato in equilibrio il bilancio dell’anno in corso. Al 30 giugno si è registrato un risparmio di circa 5 milioni di euro, con più spettacoli e spettatori rispetto al primo semestre 2013“. In particolare il Teatro dell’Opera “ha offerto, alla Fials e alla Cgil, la possibilità di firmare un documento che prevede la conferma di assenza di licenziamenti e mobilità per i dipendenti in essere del Teatro e il rispetto degli attuali livelli salariali. E ancora la disponibilità a un confronto sulla dotazione organica del futuro, nel rispetto delle competenze riconosciute dalla legge, che il Cda dovrà approvare entro il 30 settembre“.
“È stato ancora una volta illustrato il piano industriale che era stato già stato consegnato sin da marzo scorso, anche a Fials e Cgil, sottolineando altresì che l’accordo firmato l’8 luglio, dalla Uil e Cisl, è già in possesso del ministero (Mibact) – aggiunge l’Opera di Roma – e quindi non può essere più modificato (per la presentazione al Ministero la legge Bray richiede l’approvazione delle organizzazioni sindacali che rappresentano la maggioranza degli iscritti ai sindacati, numeri offerti largamente da Uil e Cisl). È chiaro a questo punto – è la conclusione – che le sigle Cgil e Fials si assumono la responsabilità sulle sorti del Teatro che, come è stato detto anche dal Sindaco di Roma e Presidente della Fondazione del Teatro dell’Opera, Ignazio Marino, se non porta a termine quanto previsto dalla Legge 112/2013 ha come unica conclusione la liquidazione amministrativa coatta (art.11 punti 10. e 14. della legge stessa). E soprattutto di creare un futuro di grande incertezza per centinaia di lavoratori che si sono impegnati molto in questo semestre per il risanamento del Teatro e vogliono continuare serenamente (come offre la legge Bray) a lavorare al Teatro dell’Opera di Roma“.