Roma 18 luglio 2014 – Il Sacro Macello in Valtellina rappresentò il culmine della lotta tra cattolici e protestanti nell’odierna città lombarda.
All’epoca la Valtellina faceva parte della Repubblica delle Tre Leghe, rappresentava un canale strategico, soprattutto per gli spagnoli per arrivare ad Asburgo, per questo era contesa anche da Francia e Venezia che tentavano di impedire i contatti tra i due lati.
In Valtellina a quel tempo, c’era anche una lotta interna per la dottrina religiosa, infatti, le idee di Calvino e Lutero erano giunte lì abbastanza facilmente, cominciando a convertire molti cattolici al protestantesimo, i cattolici dovevano impedire questa espansione.
Prima del massacro, il pastore protestante Scipione Calandrini, si salvò da un attentato, come responsabile fu incriminato il cattolico Nicolò Rusca che, dopo esser stato catturato, morirà prima di arrivare al processo, a causa delle torture subite.
La notte del 18 luglio, Giacomo Robustelli organizzò la vendetta di Rusca, mise su una squadra che massacrò e uccise tutti i protestanti, Teglio fu messa a ferro e fuoco e soltanto 70 protestanti riuscirono a mettersi in salvo.
Secondo lo storico Cesare Cantù, furono trucidate 600 persone, individuate come protestanti.