Roma, 10 luglio 2014 – “Come assessorato, ma anche come management Atac, abbiamo sempre garantito al personale di Trambus Open la possibilità comunque di poter scegliere se lavorare con l’operatore privato, che detiene il 40% dell’azienda ed è leader di questo settore. Nella trattativa con l’operatore privato, infatti, non solo c’è la cessione di parte delle licenze e dei mezzi, che presentano requisiti poco compatibili con gli standard previsti dal Pgtu, ma anche la possibilità per chi lo voglia di continuare a svolgere questo tipo di attività con un nuovo operatore. Se invece i lavoratori di Trambus Open opteranno per rimanere nel petrimetro di Atac, l’ipotesi è già stata prevista dall’azienda”. Così ha riferito Guido Improta questa mattina davanti alla Commissione Mobilità in merito alle procedure di liquidazione che stanno interessando la società Trambus Open e i suoi 93 dipendenti.
Ho poco da aggiungere rispetto alla mozione di salvaguardia occupazionale approvata ieri 9 luglio – in Assemblea capitolina, perché la procedura di liquidazione di Trambus Open nasce da tempo, perché quest’azienda rientra nella procedura di infrazione aperta dall’Unione europea contro lo Stato italiano”. In riferimento alla sanzione del dicembre 2013 attribuita all’Italia in sede di Commissione, non ha ad oggetto il non procedere alla liquidazione ha lasciato intendere l’Assessore, ma solo un sollecito affinché la procedura della messa in liquidazione di Trambus Open sia avviata. da questo punto di vista, quindi, ha poi concluso Improta: “Trambus Open è stata inserita nell’ambito di quelle società di cui abbiamo fatto menzione nel piano di rientro di Roma Capitale”.
Il tutto mentre su Repubblica viene pubblicato un dossier scottante su presunte consulenze d’oro Atac.