Roma, 12 agosto 2014 – “Squadra da scudetto? È un piacere prendersi questa responsabilità. Condivido il pensiero espresso da qualche mio compagno di squadra. Che tutto passa da quello che si dimostra in campo non solo la domenica ma anche preparandosi in settimana in tutte le occasioni comuni. Ci vuole sforzo collettivo condito da umiltà. La società fino ad oggi ha fatto un ottimo lavoro. Staremo a vedere fino al 2 settembre“. Così Morgan De Sanctis dal ritiro giallorosso di Bad Waltersdorf torna a parlare delle ambizioni della Roma per la prossima stagione.
Il portiere giallorosso pensa anche al mercato e alle voci che vogliono Benatia al Chelsea. E non la prende male: “Il calcio italiano vive un momento di esportazione. Ma per quanto riguarda noi calciatori dobbiamo pensare di far bene il nostro lavoro sul campo. A Medhi devo riconoscere che da quando è iniziato la stagione ha messo tanto impegno e mprofessionalità, non è cambiato niente dal ragazzo dell’anno scorso punto di riferimento in campo e nello spogliatoio. Prederlo potrebbe essere una cosa negativa ma ci sono delle situazioni che alcuni sacrifici sono non a perdere ma anche a guadagnare. Basti ricordare le cessioni dell’anno scorso di Marquinhos e Lamela, sostituiti poi da grandi giocatori“.
Poi un commento sull’elezione di Tavecchio: “La mia idea fino all’elezione di Tavecchio era che Albertini potesse essere la soluzione migliore per un cambiamento. Visto che purtroppo non è successo questo, l’auspicio migliore che in questi due anni e mezzo di mandato Tavecchio possa fare che alcune cose delle quali lui non veniva riconosciuto come rinnovamento, possa avere un sussulto di orgoglio per fare bene. Noi giocatori insieme agli arbitri staremo all’opposizione ma giudicheremo con tranquillità il loro operato“.
De Sanctis, dopo l’infortunio, è pronto a tornare: “Le mie condizioni sono buone. Mi sono operato il 21 maggio, la prognosi era di 90 giorni. Siamo all’82esimo e da oggi torno a stare con la squadra. Non ho avuto alcun tipo di problema quindi sono al 100% a disposizione del mister Garcia. Sull’anno scorso sono stati i risultati a legittimare le parole che usai all’Open Day: quest’anno non penso di fare particolari discorsi, non servono. L’anno scorso bisognava garantire qualcosa ai tifosi, prendersi delle responsabilità. Quest’anno mi limito a parlare di umiltà: vogliamo fare in modo che sia foriera di grandi risultati. Per ciò che si è visto in questa prima fase di pre-stagione, vogliamo ricostruire il più possibile e migliorarla, la prerogativa della prima parte del campionato dello scorso anno quando abbiamo vinto partite facendo gioco, e con solidità difensiva. C’è tempo per farlo, manca solo Maicon: c’è stato il tempo e ci sarà per lavorare insieme“.
Migliorare la squadra? De Sanctis dice la sua: “La società ha indicato la squadra. Ci saranno partite in più fino a dicembre, la rosa è stata ampliata. Queste 6 partite creeranno una dispersione di energie, anche considerate le grandi squadre che andremo ad affrontare. Si è dovuta allargare la rosa per quantità e qualità: io sull’atteggiamento e sul valore emotivo credo tantissimo. Questo è frutto di lavoro quotidiano che devono fare i giocatori più esperti, comunicativi. E lo farà anche l’allenatore: la mentalità si costruisce giorno dopo giorno. Siamo qui perchè sono maggiore i tempi di comunione: questo serve per istaurare una partecipazione collettiva che ci servirà nei momenti di criticità. Sono molto ottimista e molto ambizioso. Questa squadra ha tutte le carte in regola per far bene, fermo restando l’umiltà e il sacrificio da cui nascono i segreti per il successo“.
E sulla lotta con la Juve invece: “Resta la squadra più forte, non ha praticamente cambiato tantissimo. Sono andati via giocatori che negli ultimi tempi avevano un ruolo marginale: resta una rosa che ha fatto 102 punti in campionato. Tutti parlano del cambio di Conte che potrebbe condizionare… Non ci credo tanto, contano i giocatori che scendono in campo e non credo che concederanno qualcosa. Pensare che possano ripetersi, anche questo vedo come condizione difficile da ripetersi. Ho voglia, ansia di ricominciare il campionato. Vedremo quello che succederà. E’ vero, l’anno scorso pressione non c’era, però immagino che possiate rendervi conto che la pressione è salita dopo le 10 vittorie di fila. Il bilancio dell’anno scorso l’ho fatto: la squadra, a un certo punto, escludendo le ultime 3 partite, ha fatto il miglior campionato possibile. Qualcun altro lo ha fatto meglio di noi per tutta una serie di motivi o meriti“.
Nessun patto poi nel gruppo per vincere: “Non è una ricostruzione fedele di quello che successo perché così posta sembra che qualcuno sia voluto essere più paladino dell’altro. Noi tutti vogliamo che la Roma vinca e tali riflessioni le facciamo continuamente tra di noi. È una cosa che riguarda giovani ed esperti. Ho giocato a Napoli e a Roma, due società non storicamente abituate a vincere e sono diverse da altri contesti e quando il giocatore percepisce questo sappiamo che per noi sarà un’opportunità importante. Il professionista non è uno che rimane in società per 50 anni ma è colui che prende lo stipendio, fa il proprio dovere fino in fondo rispettando i tifosi. Facciamo volentieri questo discorso, poi le strade si dividono. Quello che succede oggi nel calcio italiano è ciò che succedeva vent’anni fa in maniera opposti. Oggi ci sono gli sceicchi, tempo fa vi erano i Moratti, i Berlusconi, i Tanzi. Se i soldi venissero investiti bene, come fatto con la Roma, potremo toglierci delle soddisfazioni“.