Roma, 1 agosto 2014 – Protesta questa mattina a piazzale Ostiense dei lavoratori degli appalti idrici di Acea per denunciare “i rischi che corrono quotidianamente e le regole a cui sono costretti a sottostare“. Ad organizzare la manifestazione davanti la sede di Acea, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Roma e del Lazio.
“Questi dipendenti sono costretti a lavorare ogni giorno in condizioni disumane – spiega Benedetto Truppa, il segretario generale Fillea Cgil di Roma – Coprono turni di 24 ore, spesso senza un adeguato riconoscimento economico. Se uscissero fuori dal ciclo produttivo di Acea, però, l’azienda non sarebbe in grado di far fronte agli interventi necessari in caso di guasto, perché non ha capacità, professionalità e storia per poterlo fare. Acea ha infatti esternalizzato questo servizio ad altre società, dividendo il territorio in zone. Le gare d’appalto, però, vengono assegnate con il massimo ribasso, con punte che superano il 50% della base d’asta. Ciò rappresenta per Acea un risparmio che si ripercuote, però, sui lavoratori, perché le imprese, per potersi aggiudicare gli appalti, tagliano i costi della manodopera, peggiorando le condizioni economiche, di sicurezza e di qualità del lavoro“.
La richiesta dei dipendenti è di garanzia della continuità lavorativa, “se non internalizzando il servizio, almeno facendo in modo che la società appaltatrice assorba di volta in volta il personale». Chiedono inoltre che vengano «rispettati i diritti retributivi e che vengano garantite fasce orarie lavorative umane e sicurezza sul lavoro“.Istanze presentate comunque ieri sera al tavolo con Acea dai sindacati. Lavoratori ormai sfiniti: “Acea non conosce il territorio, non ha mezzi e operai qualificati, quindi subappalta il servizio, ma gli straordinari, nella maggior parte dei casi non ci vengono riconosciuti. Molti di noi stanno decidendo di andare all’estero. Acea paga la società appaltatrice non entro dei mesi come da contratto, ma è arrivata a pagarla fino a 14 mesi dopo l’inizio del servizio e questo si ripercuote sulle nostre condizioni lavorative“.