Mafalda di Savoia nacque a Roma il 19 novembre 1902, figlia di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, si sposò nel 1925 con il principe tedesco Filippo Langravio d’Assia-Kassel, con il quale ebbe Quattro figli.
Mafalda visse nel periodo in cui si impose il fascismo, al quale guardo in maniera positiva, le origini tedesche di suo marito Filippo, inizialmente furono accolte con simpatia dal nazismo di Hitler, assegnandogli un grado nelle SS.
La storia della principessa Mafalda sfociò nella tragedia quando il nuovo governo Badoglio annunciò l’armistizio l’8 settembre 1943, generando le ire della Germania di Hitler, che si sentì tradita.
Mafalda fu scarsamente informata degli eventi, perché in quel momento si trovava in Romania per sostenere la sorella Giovanna, il cui marito Boris III stava per morire. Riuscì a tornare a Roma il 22 Settembre, ma suo padre il Re, già era scappato lasciando l’Italia in balia della guerra civile. Il 23 Settembre la principessa fu catturata dai tedeschi con un tranello, fu chiamata dal comando tedesco perché la voleva suo marito al telefono, che invece era già stato imprigionato nel campo di concentramento di Flossenburg. Così la principessa fu catturata e deportata nel campo di Buchenwald, dove fu costretta ad alloggiare nella baracca numero 15 sotto il falso nome di Frau von Weber. Ricevette un trattamento migliore rispetto agli altri prigionieri, ma il freddo e la desolazione indebolirono lo stesso la principessa.
Nell’agosto 1944, gli Alleati bombardarono il campo di Buchenwald, compresa la baracca di Mafalda, che ne uscì in fin di vita, ricoperta di ustioni e contusioni. Fu portata via su una scala a pioli, usata come barella, a dei prigionieri italiani disse: “Italiani, io muoio, ricordatevi di me non come di una principessa, ma come di una vostra sorella italiana”.
Mafalda fu ricoverata nell’infermeria della casa di tolleranza dei tedeschi del lager, per quattro giorni fu abbandonata a se stessa, insorse la gangrena e ci fu bisogno di amputarle un braccio, ma l’intervento ebbe dei tempi più lunghi del previsto, forse volutamente, così la principessa morì dissanguata il 28 agosto 1944.
Nel 2005 è stata realizzata un fiction televisiva di due puntate sulla vita della principessa Mafalda, tratta dalla biografia storica di Cristina Siccardi, il titolo della serie è Mafalda di Savoia.
Roma, 28 agosto.
30 Agosto 2014 @ 00:33
Nel ricordare la Principessa Mafalda di Savoia, martire assieme a tanti italiani della guerra e dei nazional-socialisti e/o dei bombaardamenti statunitensi, invisa come i futuri Reali Umberto II e Maria Jose’ ai nazionalsocialisti, vorrei anche scrivere sull’allontanamento di Re Vittorio Emanuele III da Roma:
la cosidetta fuga, (qui si scrive che scappo’ dall’Italia, ma la verità é che si trasferi a Brindisi!) nacque come propaganda fascista nella Rep.Sociale Italiana, poi nel 1945 gli ex-fascisti ed i comunisti l’adottarono contro la Monarchia. Anche il governo francese nel 1916, si rifugio’ a Bordeaux per paura di essere catturato dall’Esercito Imperiale tedesco. Lo stesso il governo polacco nel 1939, lo stesso Papa PioIX durante la Rep.Romana ecc…
E per fortuna Vittorio Emanuele III si rifugio’ a Brindisi con il governo, l’alternativa sarebbe stata la distruzione di tutta Roma, anche il Pio XII aveva consigliato di proclamare Roma città aperta, ora non ammireremo piu’ né il Colosseo né i Fori Imperiali, niente, Hitler aveva ordinato di distruggere tutto per prenderla. E poi la storia della fuga del re, venne iniziata dai fascisti della Repubblica Sociale, per avere legittimità, prontamente ripresa dai comunisti nel 1945, si sa gli estremi si assomigliano d’altronde il comunismo ed il nazional-socialismo sono complementari e simili. Non vedo polemiche perché Papa Pio IX scappo’ travestito da prete a Gaeta nel 1848. Oppure il governo francese che scappo’ a Bordeaux nel 1916 all’avanzata tedesca. Oppure i governi polacchi nel 1939,belga,olandese,norvegese….Oppure G.W.Bush che nel 2001 venne preso a forza ed imbarcato nell’AirForce1 e fatto girare nei cieli statunitensi in attesa che il pericolo cessasse, mentre il Vice-Presidente veniva tenuto nascosto in un altro luogo. E’ normale che ci deve essere la continuità nello Stato.
31 Agosto 2014 @ 23:52
Caro lettore ti ringrazio per il tuo contributo, nell’articolo si intendeva raccontare che l’Italia si ritrovò abbandonata a se stessa, lasciata in balia della guerra civile, non che Vittorio Emanuele III lasciò l’Italia, è vero che non è stato precisato dove scappò Vittorio Emanuele III, giustamente hai ricordato Brindisi.
Per quanto riguarda la fuga di Vittorio Emanuele III e Badoglio: sulla storia italiana sono stati scritti e continuano ad essere scritti molti libri, le mie fonti mi inducono a scrivere che Vittorio Emanuele III e Badoglio abbandonarono Roma per Brindisi poco dopo l’annuncio dell’armistizio, non avvertirono migliaia di soldati che su vari fronti stavano combattendo al fianco dei tedeschi, improvvisamente passarono dalla parte del nemico a loro insaputa, furono trattati come traditori, l’eccidio di Cefalonia è l’esempio più tragico.
Roma non fu salvata dalla fuga del Re e Badoglio, ma da Kesselring che si rifutò di combattere e far saltare i ponti storici, optando per la ritirata verso il nord.