Il Massacro di Pontelandolfo e Casalduni, una strage tutta italiana, non troppo ricordata, ma come si possono scordare centinaia, se non migliaia, di civili uccisi e massacrati dal loro stesso Stato?
Pontelandolfo e Casalduni, in provincia di Benevento, facevano parte dell’ex Regno delle Due Sicilia, sotto il controllo borbonico, dopo l’unità d’Italia, soprattutto al Sud si erano verificate ribellioni capeggiate dal brigantaggio. I briganti sono stati dipinti come delinquenti e a volte come criminali, ma erano anche persone povere che volevano vivere liberamente, senza leggi, tasse e requisizioni.
Il 7 agosto 1861, il brigante Cosimo Giordano, capo della brigata Fra Diavolo, approfittò dell’allontanamento di una truppa delle Guardie Nazionali, scese quindi a Pontelandolfo, e assieme ai suoi compagni uccisero i pochi ufficiali rimasti, si ripreso la libertà e quindi la cittadina, proclamando un governo provvisorio.
Qualche giorno dopo, una quarantina di soldati effettuarono una ricognizione, ma giunti nel paese furono catturati e portati a Casalduni, lì il brigante Angelo Pica ordinò la loro uccisione.
Appena il generale Enrico Cialdini fu informato dell’accaduto, organizzò il Reggio Esercito per entrare a Pontelandolfo e Casalduni, con l’ordine di uccidere tutti, tranne donne, bambini e gli infermi.
Quando il Reggio Esercito entrò a Casalduni trovò il paese già deserto, gli abitanti riuscirono a fuggire prima. Invece a Pontelandolfo fu un autentico massacro, sorpresero gli abitanti mentre dormivano, l’esercito diete fuoco alle abitazioni, aspettando fuori alla porta chi scappava, per fucilarlo. Le abitazioni furono saccheggiate e bruciate, donne e ragazze, che dovevano essere risparmiate, furono invece umiliate e violentate, chi si rifiutava veniva fucilata. Altre persone furono uccisi a colpi di baionetta, per risparmiare le cartucce.
Dopo più di 150 anni, il nostro Stato italiano ancora non è stato in grado di fornire un esatto bilancio delle vittime, le cifre oscillano tra le cento e il migliaio.
Roma, 14 agosto 2014