Roma, 3 agosto 2014 – Il caso del vice sindaco di Viareggio è solo l’ultimo caso in ordine cronologico, con Chiara Romanini che a settembre diventerà Giammarco. Con un intervento chirurgico presso l’ospedale di Pisa, infatti, una lei diventerà a tutti gli effetti un lui, anche all’anagrafe. Nella Capitale, presso l’ospedale San Camillo – Forlanini in più di vent’anni, ci sono stati 1044 interventi per il cambio di sesso considerando i dati inerenti fino al 2012. Un percorso lungo e delicato, che ha portato 373 uomini a diventare donna e 671 a fare il percorso inverso.
I dati del Saifip – “A cambiare sesso sono state 333 persone”, ha spiegato all’Adnkronos Salute Maddalena Mosconi, responsabile area minori del Saifip, centro che offre, tra i tanti servizi al paziente, anche consulenze per genitori di bambini e adolescenti che hanno problemi inerenti la sfera sessuale. “Nell’ultimo anno abbiamo seguito 20 under 18. Adolescenti che volevano iniziare il percorso per il cambiamento di sesso, dal momento che la terapia ormonale si può avviare già a 16 anni“, ha rdetto la Mosconi.
Percorso lungo e impegnativo – “Si tratta di un percorso lungo e impegnativo, dal punto di vista fisico e psicologico. Sei mesi di valutazione psicologica sono preliminari per avviare l’iter legale, e in tutto per un cambio completo possono trascorrere 2-3 anni. Non solo: se per passare da maschio a femmina occorrono un paio di interventi, nell’altro caso possono essere necessarie cinque operazioni differenti, per rimuovere utero, ovaie e seno, per una falloplastica e per la protesi peniena. Inoltre, spiega la responsabile del Saifip, “Sono aumentate quelle di persone confuse sulla propria identità di genere, spesso uomini con un matrimonio alle spalle“
Nuove disposizioni sul cambio di sesso – “A cambiare le cose, per questi pazienti nati con un corpo che non sentono proprio. Anche il fatto che il Tribunale di Roma ha già emesso 15 sentenze per consentire di cambiare il genere sul documento senza dover eseguire l’intervento chirurgico”, prosegue l’esperta. “Insomma, per cambiare sesso sulla carta d’identità senza dover passare sotto il bisturi. Ma chi sono le persone che si sono rivolte al servizio del San Camillo in questi anni? Circa il 10% era laureato (10,1% maschi che sono diventati femmine e 8,7% femmine divenute maschi), il 63% circa aveva un lavoro e il 10-17% studiava ancora. Mentre il il 26% dei maschi e il 19% delle femmine era disoccupato. Molti, secondo i dati, vivevano in famiglia o con un partner. Una volta completato il percorso, spesso le difficoltà di un paziente nel suo nuovo corpo permangono. Può essere complicato gestire una differente sessualità o le reazioni di organi nuovi. Ecco perché talvolta il Servizio continua a garantire assistenza psicologica a questi pazienti“.