Roma, 4 agosto 2014 – Sul problema sicurezza, Silp e Cgil hanno le idee chiare: unificare Polizia e Carabinieri. La proposta arriva con la presentazione del dossier di Daniele Tissone segretario nazionale del Silp e Gianna Fracassi segretario nazionale Cgil dal titolo “Le condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia tra spending review e domanda di sicurezza”: Oggi possiamo affermare che l’attuale suddivisione delle Forze di Polizia, voluta dalla legge 121/1981 (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato), non è più in grado di intercettare e risolvere i temi e i bisogni della sicurezza, individuale e collettiva dei cittadini «Le Forze di Polizia a competenza generalista, Polizia di Stato e Carabinieri -spiega lo studio- si trovano molte volte ad essere concorrenziali sul territorio specialmente nel campo investigativo, poiché sui tempi e sul raggiungimento del risultato si costruiscono, da sempre, carriere ed immagine. Pertanto è inutile tentare di coordinare chi vuole stare in autonomia o chi vuole approfittare del coordinamento solo per avere la prevalenza sul comando, magari utilizzandola per indebolire l’Autorità di Pubblica Sicurezza, che la legge assegna alla figura del Questore”.
Duplicazione dei posti di comando – “Inoltre il coordinamento oggi non è funzionale e favorisce solamente l’alta dirigenza, attraverso una duplicazione dei posti di comando, spesso fine a se stessi. Tutto ciò a spese del cittadino. Basta osservare la levitazione dei compensi dei massimi responsabili dei Corpi di Polizia a cui, nel tempo, si sono adeguati anche i vice responsabili. La nuova frontiera è pertanto l’istituzione di una sola Polizia a competenza generalista, sotto la responsabilità diretta del ministero dell’Interno, che da subito potrebbe avvalersi di quasi 220 mila donne e uomini tra Polizia di Stato e Carabinieri, restituendo ai servizi specifici la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria ed il Corpo Forestale dello Stato e soprattutto raggiungendo un obiettivo di taglio alla spesa di 3 miliardi di euro. Secondo Silp Cgil, “bisogna rimettere al centro del progetto sicurezza i bisogni del cittadino e per fare ciò bisogna ripartire tutti insieme, prevedendo meno capi e più operatori. In un simile contesto –conclude il dossier– si rende necessaria anche una revisione del sistema delle attuali libertà sindacali che non prevede, per la Polizia di Stato, la possibilità di iscriversi alle organizzazioni sindacali che non siano composte da soli appartenenti alla Polizia di Stato“.
Bassi Salari – Il Dossier della della Cgil e Silp analizza quindi il capitolo retribuzioni, evidenziano come “i continui tagli abbiano una ripercussione diretta sulle retribuzioni delle forze dell’ordine. Gli effetti dei blocchi, in particolare quelli relativi a promozioni e scatti di anzianità, che perdurano dal 2012 e che si estendono anche all’anno in corso producono una perdita media mensile di circa 300 euro lordi per singolo operatore che si somma, suo malgrado, con i tagli alla sicurezza da destinare all’intera collettività. Senza contare, fanno notare a Corso d’Italia, l’incidenza delle addizionali regionale e comunale il cui aumento ha provocato una riduzione del reddito medio pro capite da 40 a 60 euro mensili netti a seconda della qualifica. (per es: a Savona l’addizionale regionale è aumentata da 0,90% a 1,73% e quella comunale da 0,33% a 0,80%)”. Ma non è finita: “Il blocco delle retribuzioni e in generale i tagli alle competenze accessorie -evidenzia ancora lo studio- hanno determinato una vera e propria valanga di richieste verso quelli uffici che per il tipo di servizio possono pagare delle ore di straordinario maggiore (Rep. Mobili e Reparti Prevenzione Crimine) Questo sta determinando anche un impoverimento di importanti risorse umane in uffici molto delicati, privandoli di memorie storiche e di particolari competenze che, invece, andrebbero incentivate”.
I numeri – I numeri del dossier Cgil-Silp parlano chiaro. Dal punto di vista del personale, “sono in media 350 gli agenti che ogni anno vanno in pensione o sono riformati. Dal 2006 al 2013 nello specifico, si è passati dai 103.000 agenti in servizio a 95.000 unità complessive, con una perdita pari a poco meno del 10% sul totale delle forze in servizio. La causa di questa pesante contrazione nell’organico -oltre 12mila unità in meno per la sola Polizia di Stato- sta nel blocco del turn-over (ridotto del -50% attraverso il DL 78/10) che sta progressivamente impoverendo gli organici delle sedi territoriali tanto che si rischia una effettiva presenza delle forze di Polizia solo nei grandi centri urbani a maggiore visibilità e un progressivo abbandono delle periferie dove invece spesso esistono maggiori esigenze di controllo del territorio”. Lo studio di Polizia evidenzia anche come “diminuiscono le forze mentre aumenta l’età media del personale, attestata sui 45 anni, anche a causa dell’assunzione obbligatoria, disposta per legge, dei volontari dell’esercito, ormai è l’unica via di ingresso in Polizia. Una previsione che ha due conseguenze principali: l’aumento dell’età media di accesso. Provenendo dalla ferma obbligatoria, l’età media degli allievi agenti è superiore ai 26 anni mentre, per funzioni e compiti, l’età più corretta di ingresso sarebbe 20 anni“. Secondo, “la progressiva discriminazione dell’accesso alle donne che rappresentano appena il 7% del personale delle Forze armate e che in Polizia oggi toccano il 14,8%. Basti ricordare che attraverso i concorsi ordinari la media di accesso alle donne era almeno del 25% con una evidente discriminazione in atto», rimarca il dossier sulle condizioni di vita e di lavoro degli operatori di Polizia“