Roma, 3 agosto 2014 – “Poco più di tre anni fa iniziava l’occupazione del teatro più antico di Roma, finalizzata ad evitare il pericolo di una gestione privata ed il conseguente rischio di un impoverimento dei contenuti che da sempre hanno caratterizzato il palinsesto di questo Teatro. In questo lasso di tempo, gli spazi del Teatro Valle Occupato sono stati utilizzati come punto di incontro tra le proposte di artisti e cittadini dando un respiro più ampio al termine classico di Teatro e formando un esempio concreto di bene comune con una forte funzione sociale di aggregazione e divulgazione culturale. Allo stato attuale, attesa la necessità di lavori di messa a norma e del ripristino di una situazione di legalità, si rivela opportuno cercare una forma di partecipazione che garantisca le ragioni di entrambe le parti“. A dirlo è il senatore Francesco Palermo (Gruppo per autonomie).
“La possibilità che il Teatro Valle, al termine dei lavori, passi alla gestione del Teatro di Roma pare una soluzione ragionevole ed in linea con lo scopo primario di garantirne la gestione pubblica, a condizione che tale soluzione sia in grado di valorizzare il lavoro svolto finora e l’avvio di un progetto condiviso che ne salvaguardi i risultati realizzati. Per questi motivi, la disponibilità manifestata dagli artisti ad avviare un momento di transizione che porti all’uscita dall’attuale stato di occupazione attraverso un nuovo modello partecipato potrebbe essere il modo per superare l’impasse, sempre che la serietà dell’impegno si traduca nella redazione di un accordo scritto che preveda nella futura collaborazione tra Teatro di Roma ed attivisti del Teatro Valle Bene Comune la realizzazione di un nuovo modello di gestione partecipata nei processi decisionali. Se da un lato, infatti, l’esigenza di terminare lo stato di occupazione del Teatro non è più rimandabile, dall’altro, è importante che le sperimentazioni elaborate nei passati tre anni siano trasformate in un percorso di dialogo ed interlocuzione trasparente, pubblica e partecipata a favore della collettività. Sarebbe un peccato non cogliere questa occasione anche nella prospettiva di sviluppo delle categorie giuridiche tradizionali“.