Roma, 13 settembre 2014 – Delio Rossi è uno degli allenatori più amati dalla tifoseria laziale e intervenuto ai microfoni di Radio IES 99.8ha ripercorso i suoi anni a Roma: “Quando sono arrivato alla Lazio dissi da subito che il mio obiettivo sarebbe stato quello di riportare la gente allo stadio. Alla fine il nostro lavoro ha pagato e ci sono riuscito”. I ricordi lo riportano alla finale di Coppa Italia vinta ai rigori contro la Sampdoria: “Era una partita importante ma quella sera siamo riusciti a far esultare uno stadio intero alzando una coppa al cielo. Ora sapere che si contano le mille presenze in più o in meno è un po’ triste. Io non so se la situazione si possa sanare, perché ormai è un fatto di fastidio a pelle tra tifosi e società, anche se non dobbiamo mai dimenticare che la miglior medicina sono sempre i risultati. La società ha un solo modo per riavvicinare la gente, allestire una squadra importante, capace di competere per risultati ambiziosi. La sua sovraesposizione con la Nazionale in questi giorni? Conoscendo la persona non sono stupito, mi avrebbe sorpreso il contrario”.
Poi Delio Rossi parla anche della difesa della Lazio, che quest’anno è stata rivoluzionata: “De Vrij ha buone qualità ma ancora non può essere il dominante di difesa. E’ giovane e ancora non conosce la lingua. Ha bisogno di un compagno vicino capace di guidarlo, proprio per il suo modo di giocare molto esuberante e sempre alla ricerca dell’anticipo necessità di avere al suo fianco un calciatore che sappia coprirlo e dirigerlo. Non conosco ancora Gentiletti. Radu? Con me ha giocato quasi semper centrale, poi io avevo la coppia centrale formata e qualche volta l’ho messo a sinistra. Giocare centrale di difesa è diverso, da laterale hai la linea come riferimento, in mezzo inecece si perde l’orientamento e i riferimenti diventano solo la porta e i compagni. Devi avere una visione di gioco completamente diversa. Cana attualmente avrebbe la personalità giusta e il carisma per essere il leader della difesa, ma non so se lui si sente difensore o centrocampista. Io ho sempre diffidato dei calciatori che si definiscono “jolly”. A mio avviso questa parola significa non essere eccellente in nessuna posizione”.
Poi si arriva a commentare il dualismo Biglia-Ledesma: “La scelta dipende dalla lettura tattica che vuole l’allenatore. Se si cerca ordine e raziocinio, Ledesma si fa preferire. Lui è bravissimo a scalare anche in difesa abbassandosi come terzo centrale e ricomporre la linea arretrata. Incece se l’idea è quella di avere un regista puro, Biglia potrebbe essere più adatto. Ledesma sbaglia tanti passaggi, ha un tasso altissimo di errore in fase di costruzione del gioco ma non dimenticate mai che non fa mai il passaggio semplice ad un metro. Lui rischia molto e quindi è normale che possa commettere più errori di altri, però con le sue giocate riesce a muovere ad aprire il gioco delle squadre avversarie. Mauri? Ha grandissime capacità di inserimento, è bravissimo a servire il compagno riuscendo sempre a vederlo e soprattutto aggredisce gli spazi come pochi altri riuscendo sempre a garantire pericolosità”.