Dopo l’armistizio annunciato da Pietro Badoglio l’8 settembre 1943, in Italia scoppiò il caos: la popolazione era stremata dalla guerra, le truppe tedesche spingevano dal nord, le forze Alleate dal sud, gli italiani non sapevano se schierarsi con i partigiani o con i nuovi fascisti di Salò.
L’Eccidio di Boves – Boves è un paese in provincia di Cuneo, dopo l’armistizio un ufficiale, Ignazio Vian, si rifugia con alcuni militari sulle montagne, attivandosi alla resistenza.
Il 19 settembre 1943, intercettano un auto con a bordo due soldati tedeschi, senza difficoltà li fermano e facendoli prigionieri.
Quando le SS che si trovavano nel paese, furono messe al corrente dell’accaduto, convocarono il parroco Don Bernardi e Antonio Vassallo, chiesero ai due di mettersi in contatto con i partigiani, convincendoli di liberare i due prigionieri tedeschi, in caso contrario si sarebbe abbattuta la rappresaglia nazista su Boves. Il parroco chiedeva una dichiarazione scritta, per assicurarsi che non ci fossero state ritorsioni dopo la consegna dei due soldati tedeschi, ma il comandante delle SS rispose che la parola di un tedesco valeva più di cento firme di italiani.
Il parroco, dopo una trattativa, convinse i partigiani alla liberazione, questi consegnarono tutto, sia l’auto che le munizioni. Nonostante ciò, il comandante delle SS tradì la sua parola di tedesco, furono incendiata 350 abitazioni e 25 innocenti furono uccisi, compreso il parroco Don Bernardi.
In meno di un anno, ci fu un secondo eccidio di Boves, tra le fiamme ci furono altri 59 vittime.
Roma, 19 settembre 2014.