Roma, 25 settembre 2014 – Tempi duri per il teatro dell’Opera di Roma: dopo le dimissioni del direttore di fama internazionale, Riccardo Muti, ci s’interroga sul possibile successore che avrà il compito di dirigere uno dei teatri più costosi d’Italia. Secondo quanto riportato da Giovanni Cerasa e Giovanna Vitale su La Repubblica, “il successore di Riccardo Muti non ha ancora un nome, ma un identikit, quello sì, ed il presidente della Fondazione Teatro dell’Opera ce l’ha ben stampato in testa: ‘Donna, giovane e, perché no?, italiana’“.
“A contendersi il podio del Costanzi – si legge ancora sul quotidiano – sono al momento in tre: la pianista lombarda Gianna Fratta, 41 anni, prima donna a dirigere i Berliner Symphoniker e prima italiana sul podio dell’Opera di Roma, esperienze con le maggiori orchestre del mondo, dal 2009 Cavaliere della Repubblica; l’australiana Simone Young, classe ’61, già direttore dell’Opera a Sydney e ora della Statale di Amburgo; la newyorkese Marin Alsop, classe ’56, direttore della Baltimore Symphony Orchestra. In alternativa, in cima alla lista dei desideri ci sarebbe Corrado Rovaris, direttore della Philadelphia Opera Company (dove però ha un contratto blindato), già allievo di Muti alla Scala e, come lui, profondo conoscitore dell’opera verdiana. E per completare gli organici al femminile, il tocco di classe nei desiderata di Marino, sarebbe avere alla guida del corpo di ballo Eleonora Abbagnato, étoile dell’Opera di Parigi, al posto del dimissionario Micha van Hoecke“.
Non perde tempo, il sindaco di Roma, Ignazio Marino. Durante il colloquio fissato per oggi con il sovrintendente Carlo Fourtes, Marino avrà modo di chiarire le proprie posizione e come dovrà rispondere allo schiaffo che ha schiacciato il Costanzi nell’angolo esponendolo a una figuraccia planetaria. “Il cda del 2 ottobre valuterà le nostre proposte: per allora avremo individuato sia il nuovo direttore, sia che cosa fare del teatro. Se cioè chiuderlo, oppure provare a farlo funzionare” dichiara Marino.
Il destino del teatro dell’Opera romano è dunque appeso ad un filo, secondo il sindaco, il quale afferma senza remore che la scelta di chiudere l’edificio al pubblico sarebbe “una decisione estrema ma è nel novero delle possibilità. Vorrei ricordare che anche Londra e Parigi, in un momento di difficoltà, hanno chiuso i rispettivi lirici e li hanno fatti ripartire da zero, diventando poi competitivi nel mondo“. L’addio di Riccardo Muti non comporta conseguenze solo dal punto di vista economico: il prestigio acquisito dal teatro dell’Opera di Roma sotto la direzione dell’artista potrebbe non essere garantito e la scelta di chiudere il teatro potrebbe rivelarsi la più idonea. Sempre secondo il sindaco di Roma, le spese sostenute per il teatro non giustificano il livello che viene espresso attualmente: l’edificio riceve ogni anno dal Comune 17 mila euro, denaro che viene ripagato con episodi di conflittualità da parte degli artisti. Si parla anche di rimandare lo spettacolo dell’Aida, tuttavia su questo fronte Marino risponde deciso: “Io sono assolutamente contrario. L’Aida si farà con il nuovo direttore. Al massimo entro 15 giorni avremo il nome. Il rischio, altrimenti, è di fare l’ennesima figuraccia da italiani inconcludenti: una cosa che ci dobbiamo e possiamo risparmiare“.
Nonostante le incomprensioni avute con Muti, il primo cittadino auspica di poter recuperare il rapporto con l’artista di fama internazionale, dopo aver stabilizzato la situazione del teatro dell’Opera: “Sarà complicato fargli dimenticare l’irruzione dei sindacalisti nel suo camerino. Dove non sono andati certo per cantargli l’Ernani. Ma per metterlo in difficoltà: sotto ricatto. Ed ecco il risultato“.