Mao Tse-tung nacque nella provincia di Human il 26 dicembre 1893, figlio di un ricco contadino, ma la vita nei campi non lo entusiasmava, coltivò invece una passione per la lettura e lo studio, rimase particolarmente affascinato dalle teorie scritte da Marx, diventando presto un seguace del marxismo. Nel 1921 si iscrisse al nuovo Partito comunista cinese, diventando presto uno degli elementi più attivi.
Nel 1934, i comunisti furono messi in fuga dai nazionalisti di Chiang Kai-shek, il gruppo si rifugiò nel lontano Yan’an, dove fondarono indisturbati un loro stato indipendente e Mao diventò il loro capo.
Quando terminò il secondo conflitto mondiale, i comunisti russi invasero la Manciuria in Cina, Mao ottenne il loro consenso per sviluppare una guerra civile che partiva dalle campagne, con l’obiettivo di giungere nelle città ed infine a Pechino. Stalin voleva la Cina come un satellite russo, sotto il nome dell’espansione comunista, si convinse che Mao era l’uomo giusto da mettere al comando di quella nuova regione, ribattezzata Repubblica Popolare Cinese il 1° ottobre 1949, quando Mao entrò a Pechino.
Mao era a favore di una rivoluzione agraria: ci fu un espropriazione di terreni ai danni dei relativi proprietari, le terre furono sfruttate favorendo la collettivizzazione dei campi, da quel momento la famiglia perse ogni valore, infatti, si viveva in grandi comunità, dove si mangiava e dormiva tutti insieme.
Mao cominciò ad applicare la politica del terrore, nessuno poteva sentirsi al sicuro, chiunque poteva incorrere in torture, impiccagioni o lavori forzati nei campi. Il picco più basso fu toccato quando nel 1958 dichiarò battaglia economica alla Gran Bretagna nel campo dell’acciaio, milioni di contadini furono trasferiti dalle campagne a lavorare nei forni. L’acciaio risultò di scarso valore, composto da scorie inutilizzabili, mentre la campagne precipitarono in una crisi di produzione, il regime confiscò i raccolti e sulla Cina si abbatté una tragica carestia che provocò quaranta milioni di morti. Nel 1960 Mao lasciò il governo.
Dopo qualche anno ritornò lo spirito rivoluzionario che era in lui, nel 1966 lanciò una rivoluzione culturale proletaria, arruolò milioni di studenti per distruggere antichi monumenti, bruciare una volta per tutti antichi libri e picchiare docenti. Le nuove Guardie russe riconquistarono il potere, Mao poi si sbarazzò dei studenti rivoluzionari mandandoli a lavorare nelle campagne, sotto il controllo dei contadini, che avevano il dovere di rieducarli.
Negli anni ’70 Mao cominciò a soffrire di vari problemi di salute, diventò sempre più passivo in politica, il 2 settembre 1976 fu trasferito all’ospedale 202 di Pechino a causa di problemi respiratori. Morì il 9 settembre 1976, la sua salma fu esposta per ben otto giorni in Piazza Tienanmen, dove i cittadini avevano il dovere di venerarlo.
Roma, 9 settembre 2014.