Roma, 22 Settembre 2014 – Come spesso accade, solamente n campagna elettorale si parla di periferia. A distanza di oltre un anno i cittadini però percepiscono ben altro. Ci si emoziona per il restauro della fontana di piazza di Spagna e per il viale pedonale dei Fori Imperiali. Bene, ma ci si dovrebbe ricordare anche di chi vive fuori dalle mura del centro storico.
Roma est è l’emblema di questa situazione. Una bomba a orologeria carica da mesi e vicina all’esplosione nelle ultime settimane. Spaccio, microcriminalità, immigrazione, rifiuti. E una sensazione di abbandono dilagante. Comitati di cittadini, tra assemblee quasi giornaliere e blocchi del traffico, stanno sfogando una rabbia atavica, montata in anni di silenzio in cui l’impressione è stata netta: gli amministratori locali, salvo promesse e sopralluoghi random, sono rimasti a guardare. Ultimo fronte caldo in ordine di tempo è Corcolle. Dopo l’assalto al bus 402 avvenuto sabato sera, i cittadini sono scesi in strada, puntando come obiettivo della rivolta il centro d’accoglienza della zona.
A luglio lo stesso malcontento è andato in scena a Torre Angela. Tutta colpa di un paventato arrivo di 3500 profughi nel centro commerciale Dima di via Celio Caldo. Un altro centro di accoglienza del programma Sprar del Ministero dell’Interno, calato dall’alto, senza alcuna consultazione con i cittadini nè con i Municipi.
Sul territorio mancano servizi essenziali come scuole, pulizia, aree verdi, raccolta rifiuti, e l’amministrazione pensa si possano accogliere altri cittadini? Questo il pensiero dei residenti scesi in piazza, decisi a chiedere al sindaco un cambio di rotta e ai media uno sforzo nel non limitarsi a bollare le proteste parlando solo e soltanto di razzismo.
Sempre a luglio è esploso poi il Pigneto. L’isola pedonale è oramai in mano allo spaccio e le camionette delle forze dell’ordine che presidiano l’area non fanno la differenza. Episodi di microcriminalità sono all’ordine del giorno. Strade buie, volti poco rassicuranti che si nascondono nella penombra spaventano i residenti. Per risolvere i contenziosi tra gruppi di pusher i coltelli sono quasi la regola. Due mesi fa il proprietario di un locale e la sua compagna sono stati aggrediti pesantemente. L’ultima volta che il sindaco ha incontrato i residenti risale a un anno fa.
Anche a Torpignattara non sono mancate a tensioni. Si è stufi delle risse, delle bottigliate, degli ubriachi barcollanti per le strade, dell’assenza di controlli e dell’incapacità da parte delle istituzioni di far rispettare le leggi. A gettare nuova benzina sul fuoco i nuovi fatti di questi giorni: gli omicidi a Villa De Sanctis e alla Marranella.
Si chiede presenza sul territorio, e si punta il dito contro un silenzio che forse è peggio dei proclami. Il rischio che forse è già realtà: una guerra tra poveri. E il Comune che tace, nascosto dietro la bandiera antirazzista. Ma su questo punto la maggioranza dei cittadini afferma che derubricare le proteste attribuendole a odio e intolleranza è troppo facile.