Solo ieri ricorreva l’anniversario della morte di Vincenzo Paparelli, tifoso laziale morto a causa del lancio di un razzo che l’ha colpito in volto il 28 ottobre 1979. Solo ieri il figlio, Gabriele Paparelli, ha ricordato le difficoltà affrontate dalla sua famiglia. Ha perso il padre quando aveva solo otto anni e nel tempo ha detto di aver ricevuto anche delle minacce, che hanno portato la famiglia a cambiare casa più volte.
Non sono mancati neanche gli striscioni privi tatto e di qualsiasi forma di rispetto negli anni (Paparelli te stai a perde i tempi belli, Morto un Papa…relli se ne uccide un altro ecc..), ma la famiglia Paparelli ha sempre ribadito la necessità di cambiare il modo di tifare in Italia.
Poi ieri si è arrivati al trentacinquesimo anniversario della sua morte, che ha segnato una delle tristi pagine del nostro calcio, che ancora oggi ricade negli stessi meccanismi e la dimostrazione è data dalla comparsa di una scritta sul muro del Verano: “2014 nulla è cambiato. Ancora godo per il razzo sparato. 10-100-1000 Paparelli“.
Una scritta che parla da sola e che dimostra i passi avanti fatti: nessuno. E in fondo lo dice anche la scritta, nulla è cambiato.
29 ottobre 2014
29 Ottobre 2014 @ 13:27
Prima o poi li pizzichiamo questi infami, e allora…….