Se De Sanctis attacca la Juve e un certo tipo di mentalità, qualche passo indietro invece lo fa Maicon, che al Corriere della Sera torna su Juve-Roma ma anche su altro. “La moviola in campo? No, perché farebbe ancora più casino. Contro la Juve il mio non era rigore, me ne sono accorto subito. Potevo protestare con l’arbitro, certo, ma cosa sarebbe cambiato? Ho pensato di fare come contro il Manchester City, quando mi hanno fischiato un rigore a metà perché Aguero è stato furbo a lasciarsi andare quando lo avevo trattenuto un po’, e due minuti dopo ho quasi spaccato la traversa con un tiro. Non posso pensare che l’arbitro sbagli apposta, tutti cerchiamo di fare al meglio il nostro lavoro. Cerco di pensare dove abbiamo sbagliato noi, sapendo che contro la Juve gli errori li paghi di più rispetto a un’altra squadra. Detto questo, gli errori dell’arbitro hanno condizionato il risultato finale“.
Poi Maicon parla della sua esperienza a Roma: “Cosa mi piace? I tifosi. La passione. All’Inter ho vinto tutto e tanto l’ho vinto contro la Roma, che era la nostra grande rivale. Quando sono arrivato non pensavo di essere accolto così bene, di diventare subito un beniamino dei tifosi romanisti. I tifosi sono la parte migliore del calcio”. Mentre su Totti: “Da avversario ti fa infuriare, appena lo tocchi… Da compagno di squadra ti dà un sacco di vantaggi. È stato il primo a venirmi a salutare quando sono arrivato in ritiro, un anno fa. Da uomo lo ammiri: ha dato la vita per la Roma, la sua unica squadra. Di quanti giocatori al mondo puoi dire lo stesso?“.
Poi parte con le differenze tra Mourinho e Garcia ma anche sulle possibilità di vittoria della Roma: “Mou lavora più sulla testa e Garcia più sul campo. Di simile hanno la capacità di spiegarsi con poche parole e nel calcio la sintesi è molto importante. Spero di fare un gol altrettanto importante per la Roma (come quello nell’aprile 2010 contro la Juve, ndr). Credo che se dovessi vincere lo scudetto qui, con la passione che vedo intorno, dovrò davvero chiudermi in casa per un mese. Ma per la gioia questa volta. Champions? La penso come Garcia. Abbiamo fatto tanta fatica per arrivarci e adesso dobbiamo godercela. La Champions è un’esperienza unica. Mi ricordo ancora la prima partita, la musichetta. Quest’anno ci siamo allenati a Trigoria con il pallone ufficiale della Champions, l’ho fatto vedere a Paredes e gli ho detto: vedi come è rotondo! Il calcio è il pallone“.
Infine Maicon fa due confessioni: “Dopo la semifinale di Belo Horizonte, persa 7-1 contro la Germania, volevo rimanere chiuso in casa per un mese. E invece i tifosi brasiliani mi hanno consolato. Allo stadio abbiamo preso i fischi che meritavamo, poi anche chi ci aveva fischiato ha capito quello che dicevo prima: si cerca sempre di fare al meglio il proprio lavoro. A volte non ci si riesce proprio. Due cose che non mi piacciono: la prima: ho lavorato tantissimo per arrivare dove sono arrivato e si vive una volta sola. La seconda: io rispetto tutti, sia quelli che vanno in chiesa sia quelli che vanno a donne“.
16 ottobre 2014