La Marcia su Roma fu un colpo di Stato strategicamente organizzato, diretto da Benito Mussolini che, assieme a più di 30mila camicie nere armate, minacciò di entrare a Roma per prendersi il potere. Il futuro Duce d’Italia riuscì a ottenere il comando della nazione senza sparare un colpo di pistola, le camicie nere marciarono lo stesso per le vie di Roma, legittimando quella che chiamarono la “rivoluzione fascista”.
Tra la Guerra e la Marcia – Finita la Prima Guerra Mondiale, l’Italia si preparò ad affrontare uno scenario desolante e presto caotico: al tavolo dei vincitori i patti furono traditi, in molti parlarono di Vittoria Mutilata, al ritorno dal fronte, in tanti si trovarono senza un lavoro; mutilati e invalidi caddero nel dimenticatoio, iniziò a dilagare il malcontento post-bellico, Mussolini e D’Annunzio predicavano il sentimento nazionalistico, accattivandosi le simpatie di nostalgici e delusi.
Contemporaneamente dalla Russia, giungeva un’aria nuova, carica di rivoluzione e mistificata da slogan come “potere agli operai” e “terre ai contadini”. Sulla scia del mito sovietico, iniziarono violenze e distruzioni, dalle fabbriche alle campagne, il Paese spesso si trovava immobilizzato da scioperi e occupazioni, era iniziato il Biennio Rosso.
Alle violenze rosse si contrapposero le nuove camicie nere, con altrettanta violenza stroncarono scioperi e minacce, garantendo in molte occasioni che il lavoro non si fermasse, in questo modo cominciarono ad accaparrarsi le simpatie di industriali e proprietari terrieri, ma anche delle forze dell’ordine, che spesso si lasciavano sostituire o aiutare.
In breve tempo si perse però il controllo, le violenze diventarono sempre più gratuite e frequenti, bastava essere identificato come un “rosso” o un “nero”, che si rischiava il pestaggio o da una parte o dall’altra.
Il Fascismo diventò un Partito, gli iscritti aumentavano, Mussolini ne era il leader, abile giornalista del suo Popolo d’Italia, nel 1922 si trovò ad un bivio: allearsi con un altro Partito più grande rischiando però di sparire col tempo, o tentare un golpe, mettendo a segno la rivoluzione che da ragazzo predicava tra le fila socialiste.
La Marcia e il Fascismo – I preparativi per il golpe furono organizzati in grande segreto, come dimostrò l’adunata a Napoli delle camicie nere pochi giorni prima della Marcia, il 24 e il 25 Ottobre, quando Michele Bianchi si rivolse alla folla con queste parole in codice: “Insomma fascisti, a Napoli ci piove, che ci state a fare?”, era un invito ad andare a Roma.
Il golpe fu organizzato nei dettagli: furono occupate stazioni e punti strategici nelle varie città d’Italia, Mussolini rimase a Milano dove cominciò le trattative tra il Governo Facta e il Re Vittorio Emanuele III, per farsi consegnare il potere. Furono nominati dei quadrumviri, incaricati di condurre la marcia: Cesare Maria De Vecchi, Michele Bianchi, Italo Balbo e Emilio De Bono.
Alla vigilia del 28 Ottobre, quasi 30mila camicie nere si radunarono alle porte di Roma, pronte ad entrare nella città e scontrarsi con l’esercito italiano che contava altrettante forze in campo.
Il Re temeva che l’esercito si potesse unire alle camicie nere, erano note le loro simpatie verso i fascisti. Vittorio Emanuele chiese ai suoi generali se fossero stati fedeli, e Diaz rispose a nome di tutti: “l’esercito avrebbe certamente fatto il suo dovere, ma sarebbe stato bene non metterlo alla prova”.
Facta chiese al Re di firmare lo stato d’assedio, ma il Re tentennava, prendeva tempo sino a quando era ormai tardi per firmare la richiesta di Facta. Nonostante che Mussolini era contro la monarchia, scese al compromesso di rispettare la carica di Vittorio Emanuele, fu solo l’inizio di un rapporto di convenienza che si creò da lì in avanti fra entrambi le parti. Come prima cosa il Re decise di affidare il compito di formare il Governo a Mussolini, che si impegnò ad inserire persone competenti provenienti da ogni schieramento politico.
Per Mussolini fu il successo, arrivarono a Roma altri fascisti, sui treni si scrivevano scritte “O Roma o morte””, quasi 40mila camice nere marciarono su Roma per una loro simbolica parata.
Il successo della Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, fu messo in dubbio sino alla fine, alcuni quadrumviri ebbero attimi di ripensamento, Mussolini a Milano si era armato fino ai denti.
Alle 8 di sera Mussolini partì in treno destinazione Roma, pronto a formare il nuovo Governo che, nell’arco di pochi anni trasformerà in dittatura, instaurando il Regime Fascista, stabilendo poi che la data della Marcia su Roma diventò un anniversario da celebrare ogni anno.
28 ottobre 2014.