“Ancora una volta una variante naturale dell’orientamento sessuale come l’omosessualità viene equiparata a una patologia come la zoofilia“. Paola Biondi, consigliera segretaria dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, torna su quanto accaduto l’altro ieri all’assemblea del Liceo Cavour, quando l’avvocato Gianfranco Amato, presidente dell’associazione ‘Giuristi per la vita’ ha fatto un tale paragone sui gay. “Ancora una volta assistiamo impotenti – aggiunge – a uno degli episodi che tuttora, anno 2014, contribuiscono a creare l’humus culturale che porta a vivere l’omosessualità come una colpa di cui vergognarsi, rallentando così ogni progresso civile e sociale di integrazione e di valorizzazione delle diversità e favorendo quel clima di odio che porta al bullismo omofobico“.
“Come Ordine degli Psicologi del Lazio esprimiamo solidarietà alle persone omosessuali che si sono sentite offese dalle parole di Gianfranco Amato. Allo stesso tempo ci poniamo però anche alcune domande sull’opportunità di organizzare eventi come questo, che rischiano di favorire un clima di intolleranza e di violenza che ha già causato delle vittime. Invitiamo dunque i colleghi e le colleghe che operano dentro le strutture sociali del territorio regionale, prima fra tutte le scuole, – conclude – sia a contrastare attivamente l’omofobia anche nelle sue forme puramente declaratorie, promuovendo una cultura dell’uguaglianza e dell’integrazione, che a vigilare perché non vengano più invitate a dibattiti e iniziative di formazione persone che promuovono ignoranza e discriminazione”.
22 ottobre 2014
23 Ottobre 2014 @ 00:20
Dopo la frase omofoba pronunciata al convegno del Liceo Cavour di Roma
L’ANDDOS risponde al presidente dei Giuristi per la Vita
Frase di una violenza intollerabile quella pronunciata da Gianfranco Amato, presidente dell’associazione dei Giuristi per la Vita, in occasione del convegno al Liceo Cavour di Roma.
Da un presidente di associazione, con cui avevamo avuto già modo di avere uno confronto attraverso i media di Empoli sul tema delle trascrizioni delle unioni civili, ci aspettavamo un momento di riflessione e progettualità contro ogni forma di violenza e discriminazione, ci aspettavamo pertanto un confronto sereno e non un atteggiamento offensivo, assolutamente irrispettoso nei confronti della comunità LGBTI e delle famiglie omosessuali a cui si faceva riferimento nel convegno.
Forse l’avvocato Amato non ha ancora compreso che l’omofobia non è un’opinione e che l’istigazione all’insulto non è una libertà di espressione: quella frase pronunciata in una scuola non tiene conto minimamente dei problemi psicologici, affettivi e relazionali quotidianamente affrontati dai giovani studenti omosessuali, a causa proprio degli effetti nocivi e pericolosi derivanti dall’accanimento di compagni di scuola omofobi e violenti. Paragonare un rapporto affettivo tra due persone ad un accoppiamento con un cane è una espressione di una violenza verbale inaccettabile. L’offesa omofoba sembra ormai lecita in questo Paese che, prima di ogni disegno di legge specifico, avrebbe bisogno di cultura. Avrebbe bisogno di formazione sociale e collettiva. Avrebbe bisogno di promuovere la cultura del rispetto partendo proprio dalle scuole e dalle famiglie. Il vero animale non è il cane citato nell’esempio dall’avvocato, ma questo atteggiamento che calpesta la dignità. La diversità va accolta e vissuta come ricchezza di espressione e non come insulto gratuito.
“Ti voglio bene” è una poesia anche tra due giovani omosessuali da proteggere e dalla quale imparare e trarre proprio dignità in questa società che invece offende, insulta, disprezza, provoca dolore. Una società che invece non sa rispondere con comprensione e sensibilità. Il rispetto del diverso è ormai una virtù che appartiene a pochi eletti. Chi calpesta la dignità degli altri si illude di vivere dignitosamente meglio. Ma inganna solamente se stesso.
Mario Marco Canale (Presidente Nazionale ANDDOS)