“È una montatura fatta ad arte con testimonianze probabilmente di fantasia che smonteremo“. A parlare è Pasquale Faillaci, corista dell’Opera di Roma e sindacalista licenziato in tronco con l’accusa di aver timbrato al posto della moglie. “È una ritorsione per la mia attività sindacale. Si parla di una timbratura che non doveva nemmeno esserci perché mia moglie non era stata convocata. È un teorema falso e infamante e ne pagheranno le conseguenze“.
“Sono stato licenziato due volte – ha aggiunto Faillaci, delegato Rsa Cgil -, una come artista del coro e un’altra come sindacalista. L’azienda mi ha contestato sia di aver fatto dichiarazioni critiche sul suo operato nella mia legittima attività sindacale, sia questa assurda accusa legata a una timbratura che non doveva esserci, perchè mia moglie non era nemmeno stata convocata quella sera a Caracalla. Aveva semplicemente effettuato una timbratura alla fine di un periodo di malattia“.
Sulla circostanza che sua moglie sia la sorella dell’ex sovrintendente dell’Opera, De Martino, commenta così: “Purtroppo c’è stata un’azione infamante di molti giornali, una campagna diffamatoria per mettere in cattiva luce la passata gestione. È stata tirata in ballo una parentela di una persona che lavorava all’Opera dieci anni prima dell’arrivo del fratello e che è sposata con me che lavoro qui da vent’anni. Sono stato orgogliosamente critico di questa gestione, che ritengo fallimentare, ma sempre nel merito, il licenziamento è una ritorsione per la mia attività sindacale“.
21 ottobre 2014