Ecco la sintesi della giornata politica di oggi: a tenere banco è la spaccatura Pd che si è creata al suo interno, dopo la doppia manifestazione di Sabato, che sembra più un match, tra i sostenitori della Leopolda di Renzi e la Cgil in piazza della Camusso.
Spaccatura – In questo momento sembrano esserci due Pd: ad accendere la miccia è stata la nuova riforma del lavoro proposta da Renzi, il Jobs Act tanto odiato da Susanna Camusso, che Sabato è scesa in piazza con centinaia di migliaia di manifestanti iscritti al sindacato Cgil, seguiti anche da tanti giovani. Contemporaneamente Ranzi era presente all’ ex stazione Leopolda, a discutere di nuove proposte e nuove idee, su un palco stile teatro.
In tanti già parlano di spaccatura in corso, oggi Orfini ha confermato il rischio concreto, ma non ne fa un dramma, mentre per Cuperlo la scissione rappresenterebbe una sconfitta, ma scarica ogni responsabilità su Renzi, perché anche secondo Fassina è il premier il provocatore, a Radio 24 ha confermato che non uscirà dal Pd ma che non voterà il Jobs Act, salvo che subisca significativi cambiamenti, ha poi aggiunto di credere che Renzi cerca costantemente lo scontro per arrivare al voto anticipato.
Renzi ha risposto a tutti che non ha paura che nel Pd si crei qualcosa di diverso e non cambierà idea sul Jobs Act.
Susanna Camusso ha ribadito la sua indignazione, ha parlato di mancanza di rispetto verso le parti sociali, accusando il Governo di non sembrare così innovatore come dice.
Considerazioni – Certo adesso a confronto ci sono due Pd, quello di Renzi spostato più al centro rispetto a quello a sinistra di Camusso e compagni, l’attuale premier ha dichiarato nei giorni scorsi di essere aperto a ogni dialogo con tutti i partiti, continua a predicare riforme e azzardare qualche idea. L’altro Pd resta fermo sui principi di sempre, una manifestazione come quella di Sabato non potrà mai essere aperta a tutti gli italiani, a quelli ormai lontani dalle bandiere estreme di Falce e Martello e cori che cantano Bella Ciao, sicuramente il solito Pd può contare su tutti quei votanti congelati a sinistra, a prescindere da chi si propone, come i berlusconiani più convinti dall’altra parte, che non scongeleranno mai il loro voto. Se ci fossero le votazioni Renzi potrebbe puntare a tutto il resto degli esuli, con l’ambizione di recuperare i protestatori che hanno votato M5S, che rappresentavano il “nuovo” nelle ultime elezioni.
Cosa succederà nei prossimi giorni? Forse potrebbe essere ancora la questione Jobs Act a decidere le sorti.
27 ottobre 2014.