L’inceneritore Basf a Ponte di Nona di via di Salone, è la sede romana di uno delle più grandi aziende che opera nel comparto dello smaltimento degli agenti chimici. A oggi, si discute ancora dello spostamento della sede situato nella periferia est della Capitale, dopo le numerose proteste da parte dei cittadini che sono costretti a convivere con le esalazioni generate dal sito in questione. I primi a chiedere un’interrogazione urgente in Campidoglio, sono stati i rappresentanti del M5S, dopo il silenzio sopraggiunto in seguito all’ultimo incontro tra L’assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo e i rappresentanti del colosso industriale. Studi alla mano, infatti, nella zona l’allarme inquinamento si è andato legando all’incidenza tumori nella zona.
“Per oltre 50 anni la sede romana del più grande colosso chimico mondiale brucia agenti chimici ‘esausti’ per ricavare metalli preziosi ed eliminare scarti. Il risultato è un fumo perenne che si innalza dai camini e che i residenti del quartiere sono costretti a respirare – riporta la nota dei consiglieri pentastellati – Il fatto rilevante è che oggi quella zona di via Tiburtina (Settecamini-Case Rosse) è fittamente popolata con la presenza di asili nido e di altri servizi e i fumi che la fabbrica emette sono altamente dannosi per i cittadini“.
“Tuttavia l’attività della Basf è andata avanti sino ad oggi, bloccata solo nel maggio 2014 dal sequestro penale da parte del Tribunale di Roma che ha anche sospeso l’autorizzazione integrata ambientale, per lo sversamento di acque reflue industriali nel fiume Aniene. Lo smaltimento dei catalizzatori esausti di fatto è stato autorizzato per mezzo di autorizzazioni provvisorie e numerose proroghe concesse da tutte le amministrazioni nel corso degli anni“.
“L’ultima autorizzazione concessa dalla Provincia di Roma nel 2011 prevedeva la presentazione di un piano di delocalizzazione entro il 2013. Tuttavia il tavolo per la delocalizzazione istituito nel corso del 2014 dall’assessore Caudo e dal sindaco Marino non avrebbe portato ad alcun esito concreto. Il tavolo tecnico-istituzionale per la realizzazione del monitoraggio dedicato permanente, richiesto dalla Asl RmB, sarebbe stato promesso dal sindaco Marino ai comitati nel dicembre del 2013 con la loro partecipazione attiva ma non si sarebbe mai realizzato -prosegue la nota- Il M5S Roma ritiene che la mancata ordinanza di chiusura dell’inceneritore da parte del sindaco fino ad oggi si potrebbe giustificare solo con l’attesa conclusione della trattativa sulla delocalizzazione che tuttavia a distanza di 5 anni non è ancora avvenuta. Inoltre occorrerebbe prevedere percorsi certi per il mantenimento dei livelli occupazionali. Intanto la Basf continua ad operare sempre in attesa di indagini conclusive che tardano ad arrivare. E la salute dei cittadini resta sempre l’ultima priorità in spregio dell’articolo 32 della Costituzione ed dell’articolo 2 dello statuto di Roma Capitale“.
Dati allarmanti – Il M5S, attraverso il consigliere Enrico Stefàno ha raccolto molti dati sulla questione, grazie soprattutto alle numerose denunce dei Comitati di zona. All’interno della popolazione maschile dal 1987 al 2001, è stato verificato un aumento dell’incidenza tumori superiore al 30% in più rispetto alla media dell’intera Capitale. L’analisi in questione è stata svolta dal dipartimento di Epidemiologia della Asl RmE, ed è datata 16 settembre 2003.
29 ottobre 2014
Basf, il Tar annulla determinazione su aumento rifiuti da bruciare - NewsGO | NewsGO
4 Novembre 2014 @ 14:13
[…] del Comitato Case Rosse e Raggio Verde annullando l’aumento dei rifiuti pericolosi bruciati dalla BASF. In data 31 Ottobre 2014 il TAR ha accolto il ricorso presentato dal comitato di quartiere Case […]