Roma, 2 novembre 2014 – “La rivoluzione degli Ombrelli”, questo il nome della protesta di Honk Kong. con centinaia di migliaia di persone ad invadere le strade della Città del Business per protestare contro Pechino. Da tre giorni infatti, ragazzi, ragazze, mamme e nonni fanno fronte unito perché venga accolta la richiesta di instaurare gradualmente nell’ex colonia britannica un sistema politico pienamente democratico. Sembra di essere ritornati alla Primavera democratica cinese, quando tra il 15 aprile e il 4 giugno del 1989 uno studente, il celebre Rivoltoso Sconosciuto solo e completamente disarmato diventava uno dei più grandi simboli della lotta contro la tirannia Cinese. Ricordate?
Ricordate di quel giovane ragazzo che entrò in strada e con un atto di grande coraggio, corse a sbarrare la strada ai carri armati dell’esercito del proprio paese, gridando a gran voce contro l’abuso dei Poteri in favore della libera espressione di giudizio?
E se ci concentriamo sulla Cina, perché non muoverci su tutto il panorama che traccia la rotta di una rivoluzione, destinata a dilagarsi anche oltre il confine del paese. In Tibet, un territorio sede del governo in esilio Dalai Lama, si combatte silenziosamente dal 1950 per l’ottenimento di una indipendenza ed autonomia che in questi anni non è stata sufficiente a soddisfare le richieste degli abitanti. Se poi ci spostassimo di un passo verso Nord, la situazione diverrebbe decisamente più oppressiva. Lo Xinjlang è un territorio di recente annessione al territorio Cinese, popolato per la maggioranza da genti di etnia uighura, di cui celebre è la voce del gruppo secessionista del posto. Insomma, la rivoluzione degli Ombrelli può’ rischiare di alimentare gli animi di chi fermamente crede nel diritto di autogovernarsi e farlo secondo i principi scelti di democrazia Occidentale. Un fenomeno questo, che non va per nulla sottovalutato giacchè un possibile dilagarsi della questione potrebbe far cadere quella Sicurezza di Governo cui il Pcc aveva sempre vantato.
Rivoluzione degli Ombrelli, dunque, perché?
In onore dello strumento che ha permesso ai manifestanti di difendersi sia dal sole cocente – le temperature sono ancora superiori ai 30 gradi, con l’umidità che li fa sentire come 35 – che dai lacrimogeni e dagli spray urticanti della polizia. Un vecchio signore, con l’altoparlante tra le mani ed uno sgabello sotto ai piedi, l’ha gridato a gran voce, appoggiando i giovani in protesta per le strade.
Già.
sessantenni, mamme, ragazzi universitari e persino il cardinale Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong di 82 anni, sembrano descrivere perfettamente il panorama che si affolla sulla città; Un serpente di giovani con le magliette nere con scritto “Occupy Central (il quartier centrale del business) with peace and love” che corre lungo tutto il lungomare. Gli abitanti della Business City non hanno proprio intenzione di demordere questa volta : è stata indetta una settimana di scioperi e proteste contro la dura linea politica adottata da CY Leung che secondo voci diffuse da circoli di dissidenti potrebbe perdere la poltrona insieme a Zhang Xiaoming, il responsabile dei rapporti tra Pechino e Hong Kong.
Tuttavia non sembra che la situazione abbia prospettive di miglioramento in vista. Proprio ieri infatti il caso ha voluto, che cadesse l’anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Il governo si è limitato a cancellare il previsto spettacolo di fuochi d’artificio che avrebbe dovuto avere il suo centro ad Admiralty, oggi nelle mani dei giovani ribelli.
Prestare la massima attenzione è di dovere, potremmo stare per assistere alla caduta di un Baluardo storico, come quello che si alza vigile sugli occhi del Governo Comunista Cinese.
C’è aria di mutamento, aria di una Rivoluzione.