Quando la pizza napoletana è cancerogena. Uno fra i prodotti italiani più amati e copiati al mondo, pare nasconda dei segreti, tanto che la puntata del 5 ottobre di Report si è pensato bene di scavare a fondo su un prodotto così diffuso. Solo per darvi un’idea, pare che siano almeno 2 milioni le pizze sfornate ogni giorni. Detto questo, durante la puntata del noto programma della Rai, sono stati elencati alcuni problemi connessi alla sua composizione ma, soprattutto, cottura.
il fumo nero – Durante la cottura è facile imbattersi, per i forni a legna, in un fumo nero, un fumo derivante dalla combustione contenente elementi pericolosi per la salute. Il consiglio, per i ristoratori, è quello di accendere il forno e di aspettare che quel fumo svanisca prima di procedere alla canonica cottura delle pizze;
le croste nere – Le crosticine nere che spesso contornano le pizze non fanno assolutamente bene alla salute, in quanto generate dai residui delle precedenti cotture, che invece andrebbero rimossi. Quindi, uno dei principali problemi è causato dalla pulizia del forno, di quelli a legna in particolare, spesso effettuata una volta al giorno e in molti casi nemmeno. Secondo le analisi, nelle crosticine sono stati rilevati idrocarburi, come il benzo(a)pirene, sostanza prodotta dai tubi di scappamento di un’automobile che ci si trova davanti.
Le scatole della pizza – Ci sono tre tipologie, ma adatte agli agli alimenti ci sono solo quelle in pura cellulosa di colore bianco. Purtroppo, in alcuni casi, alcune delle scatole, che vengono utilizzate per la conservazione della pizza da asporto, sono oggetto di riciclo di altra carta, magari contenente inchiostri e altri materiali di origine chimica. I 90° della pizza appena sfornata non fanno sicuramente bene al nostro organismo;
Lievitazione – Una migliore digeribilità è legata alla pasta con più ore di lievitazione. Almeno 24-48 ore, che vi garantirà sonni tranquilli, evitandovi la sensazione di pesantezza.
6 ottobre 2014
8 Ottobre 2014 @ 14:32
Se proprio c’è qualcosa da migliorare sulla pizza, basta istruire i pizzaioli sulle metodologie giuste, qualche associazione di categoria potrebbe divulgarle. Penso che molti la fanno come hanno sempre fatto perchè così è buona…Non trovo scusabili gli scatolifici che, essendo ditte grandi, non possono non sapere che in una scatola portapizza non ci deve essere la presenza di carta riciclata. Anche il cartoncino semichimico marrone, presentato in trasmissione come valido, ha una percentuale di carta riciclata. Lo dice l’unico produttore italiano di carta semichimica, la Ditta Alce Spa,sul suo sito. Ecco il link: http://www.alceicl.com/cartiera/it_impieghi.php Infatti c’è uno studio del prof.Tateo dell’Università di Milano che dimostra he le scatole con presenza di carta riciclata emanano ftalati cancerogeni.L’unica soluzione valida penso sia quella ideata dalla GEC srl (tel.3356177989) che è stata citata in trasmissione, ovvero plastificare l’interno delle scatole portapizza per renderle sicure come i piattini di carta che usiamo abitualmente. Ecco il link https://www.facebook.com/scatolepizzaxlaSalute
Se i vassoi da pasticceria e i piatti di carta sono protetti da un film plastico atossico specifico per il contatto diretto con gli alimenti, mi sembra una buona soluzione adottarlo per le scatole portapizza, così quando mangiamo la pizza direttamente sul cartone non ingeriamo componenti pericolose.
25 Settembre 2018 @ 18:38
Abbiamo visto la puntata di Report, e naturalmente ci siamo soffermati sulla questione delle scatole pizza d’asporto non a norma di legge. Ovviamente, non possiamo garantire che tutti i box pizza prodotti in Italia siano a norma, ma sicuramente i nostri lo sono. Si, perché il nostro scatolificio produce scatole porta pizza rispettando alla lettera le normative italiane e stando sempre molto attenti alla salute dei consumatori. Infatti, le cartiere che ci riforniscono della materia prima, il cartone micro-onde ad uso alimentare di pura cellulosa, ci rilasciano adeguate certificazioni di garanzia, così come fanno le aziende che ci riforniscono delle vernici atossiche che utilizziamo. Inoltre, per maggiore sicurezza sia del consumatore che nostra, effettuiamo esami di laboratorio presso uno stimato centro napoletano, per verificare che quanto adeguatamente segnalatoci dai fornitori, corrisponda al vero.