Molto eloquente oggi il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della CEI, intervenuto nella prolusione all’assemblea dei vescovi ad Assisi. Bagnasco ha affrontato gli argomenti “politica” e “famiglia”.
Nuove figure di famiglia – Bagnasco non ha parlato esplicitamente di unioni gay, ma i riferimenti erano chiari, definendoli “nuove figure di famiglia”, criticandoli perché “hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di Troia di classica memoria”.
Il presidente della CEI si è schierato in difesa dei bambini e dei loro diritti: “I figli non sono oggetti né da produrre né da pretendere o contendere, non sono a servizio dei desideri degli adulti: sono i soggetti più deboli e delicati, hanno diritto a un papà e a una mamma”.
Rifondare la politica – Bagnasco ha parlato anche della politica che c’è oggi, sottolineando lo smarrimento che ha la gente ha nei suoi confronti in questo momento: “Si sente parlare di patto sociale affinché, remando tutti nella medesima direzione, si possa uscire da onde travolgenti. Qualcuno fa riferimento al nostro Dopoguerra: dalle macerie delle case e delle persone, chi era in piedi ha realizzato quel patto sociale da cui è nata la Costituzione. Allora c’era un tessuto connettivo del Paese e da quello partivano le legittime differenze che, però, non impedivano di intendersi sui principi fondamentali. Ma oggi? Non ci sono macerie di case da ricostruire, sembrano esserci, invece, le macerie dell’alfabeto umano. E allora oggi dobbiamo chiederci chi siamo e che cosa vogliamo essere, perché la crisi, in Italia e in generale in Europa, non è solo economica ma anche culturale. In altri termini, potremmo dire che bisogna rifondare la politica, rimettere cioè a fuoco che cosa vuol dire stare insieme, lavorare insieme per essere che cosa. Non è un esercizio astratto, ma la premessa di ogni urgente dover fare”.
Bagnasco ha proseguito parlando dei giovani e del loro futuro, anche con una certa preoccupazione: “cresce il fenomeno di coloro che neppure cercano il lavoro, tanto sono sfiduciati”, tanti sono “rassegnati al non lavoro”, il cardinale ha chiuso con una domanda che si fanno in molti: “che cosa sarà di tanti giovani?”
10 novembre 2014.