Il Piano Casa emanato dal governo che prevede, tra le altre cose, la vendita delle case popolari continua a generare proteste e dibattiti. L’Unione Inquilini, a questo proposito ha organizzato per venerdì, 21 novembre, un presidio alla sede della Regione Lazio in zona Garbatella. Il presidio si svolgerà per chiedere al presidente Nicola Zingaretti di fare in modo che il governo cancelli il decreto.
In merito a queste polemiche, provocate anche dalla circolazione di molte notizie diverse, il ministero ha cercato di fare chiarezza, dichiarando in una nota che: “non esiste alcun decreto attuativo emanato il 27 agosto dal ministero delle Infrastrutture”. Il ministero starebbe, invece, lavorando ad un decreto che possa favorire da parte degli enti proprietari e in accordo con le Regioni: “la possibilità di una messa in vendita degli alloggi di edilizia popolare la cui manutenzione sia economicamente onerosa”. Non sarebbe, dunque, prevista la messa in vendita delle case popolari al valore di mercato. “Oltre che tentare di sanare la disastrosa situazione economica degli enti – prosegue la nota – che gestiscono case popolari, il decreto permetterà agli inquilini di poter acquistare l’alloggio in cui vivono con diritto di prelazione e a condizioni vantaggiose” e infine: “Nessun alloggio potrà essere venduto se all’inquilino che rinuncia alla prelazione non verrà offerta dall’ente proprietario una riallocazione in abitazione equivalente”. Il ministero delle Infrastrutture, inoltre, assicura che nel testo non si parla di valori di mercato.
Massimo Pasquini, segretario dell’Unione Inquilini Roma replica: “E’ vero che il decreto attuativo il 27 agosto scorso non è stato emanato ma su quel testo giunto poi alla Conferenza Unificata è stata trovata l’intesa il 16 ottobre scorso concludendone così l’iter e che sarebbe poi dovuto andare in pubblicazione. Al momento il testo su cui è stata trovata un’intesa è quello che prevede la vendita all’asta delle case popolari partendo da una base dei valori di mercato. Il ministero – conclude Pasquini – ci dice che invece è nuovamente in discussione ma non abbiamo documenti ufficiali che ci dimostrino questa affermazione”.
Il segretario nazionale del sindacato Unione Inquilini, Walter De Cesaris, precisa anche che: “Il governo non smentisce che, a proposito della dismissione delle case popolari, si vuole introdurre il meccanismo della vendita all’asta pubblica, un meccanismo di per sé che produce l’effetto che il patrimonio possa andare nelle mani di terzi acquirenti. Cosa è questa se non una privatizzazione, con in più, il rischio di operazioni poco trasparenti vista la penetrazione di poteri criminali nel settore? Nel testo del decreto c’è scritto che la base d’asta sarà il prezzo di mercato dell’alloggio. Si afferma che in ogni caso gli assegnatari che non eserciteranno il diritto di prelazione saranno spostati in un altro alloggio. Sul decreto, però, c’è scritto che tale tutela avverrà solo in caso di vendita all’asta di palazzi in blocco e non in caso di vendita frazionata dei singoli alloggi. La differenza è enorme. In ogni caso, si conferma quello che noi abbiamo denunciato: gli assegnatari che non potranno comprare (che saranno in prevalenza anziani) saranno “deportati” in altre zone, probabilmente più periferiche e degradate”. E aggiunge: “Nel decreto si fa solo una scala di priorità nella predisposizione dei piani vendita (oltre gli immobili fatiscenti anche gli appartamenti nei condomini misti) ma il meccanismo dell’asta pubblica è generalizzato per qualsiasi piano di vendita”.
Nella bozza del decreto viene specificato che gli enti proprietari degli alloggi pubblici: “devono favorire prioritariamente la dismissione degli alloggi situati nei condomini misti nei quali la proprietà pubblica è inferiore al 50% e di quelli inseriti in situazioni estranee all’edilizia residenziale pubblica quali aree prive di servizi, immobili fatiscenti”. Il secondo criterio di importanza per favorire la dismissione riguarda gli alloggi: “i cui oneri di manutenzione e/o ristrutturazone siano dichiarati insostenibili dall’ente proprietario”. La vendita avverrebbe tramite: “Bandi di vendita ad asta pubblica”. Il prezzo base sarebbe determinato da controlli tecnici. Gli assegnatari, in possesso dei requisiti, godono del diritto di prelazione che può essere: “esercitata entro quarantacinque giorni dalla comunicazione dell’esito dell’asta pubblica”. Infine sulle tutele per gli inquilini che non possono comprare: “Ciascun ente proprietario […] individua le opportune misure per la salvaguardia dei diritti degli assegnatari che non intendono procedere all’acquisto”. Per gli inquilini di immobili fatiscenti, invece, il decreto prevede che gli enti proprietari possono procedere alla vendita dell’edificio: “purché sia assicurato un alloggio idoneo agli assegnatari in possesso dei requisiti”.
17 novembre 2014