“Chiedo scusa alla famiglia Cucchi per questo oltraggio infinito“. E’ il messaggio lanciato da un agente di polizia della Questura di Bologna, che con una lettera aperta pubblicata dall’edizione online dell’Espresso torna sul caso di Stefano Cucchi. “Servo lo Stato da 26 anni – dice Francesco Nicito – soltanto grazie a un prudente disincanto che mi permette ancora di sopravvivere tra le pieghe di quel medesimo nulla costituito per lo più da ingiustizie, bugie, miserie umane, silenzi, paure, sofferenze. Oggi intendo rompere quel silenzio cui si è condannati quasi contrattualmente da regolamenti di servizio che impongono e mitizzano l’obbedire tacendo, perché le parole pronunciate dal Segretario nazionale del Sap all’esito della pronuncia di assoluzione non restino consegnate anch’esse al fenomeno di cui sopra“.
E critica la risposta del sindacato di Polizia. Per questo chiede “scusa alla famiglia Cucchi per questo oltraggio infinito, per questa deriva che non può rappresentare la totalità degli appartenenti alle forze di polizia neppure quelli a cui per regolamento è precluso il diritto di indignarsi e di affrancarsi dalla convivenza col divieto di opinione. Nel dubbio, semplicemente nel dubbio“.
4 novembre 2014