Il sindacato di polizia penitenziaria Sappe ha depositato a Roma una querela nei confronti di Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano. Lo rende noto lo stesso sindacato in una nota: “Dopo essersi improvvisata aspirante deputato prendiamo atto che Ilaria Cucchi vorrebbe ora vestire i panni di pm magari consegnando quelli da giudice al suo difensore per confezionare una sentenza sulla morte del fratello Stefano che più la soddisfi”.
“Bisogna finirla con essere garantisti a intermittenza, rispettando le sentenze solo quando queste fanno comodo – dice Donato Capece, segretario generale del Sappe – Bisognerebbe mostrare pubblicamente anche le 250 fotografie fatte prima dell’esame autoptico (che dimostrano che sul corpo di Stefano Cucchi non c’era nulla) e non sempre e solo quella, terribile, scattata dopo l’autopsia e che presenta i classici segni del livor mortis. E quali sono le presunte nuove prove sulla morte del giovane che non sono state portate in dibattimento. L’insieme delle dichiarazioni diffuse da Ilaria Cucchi pare, con ogni evidenza, voler istigare all’odio e al sospetto nei confronti dell’intera categoria di soggetti operanti nell’ambito del comparto sicurezza, con particolare riferimento a chi, per espressa attribuzione di legge, si occupa della custodia di soggetti in stato di arresto o detenzione. Questo non lo possiamo accettare. Proprio per questo abbiamo deciso di adire le vie legali nei confronti della signora Cucchi: a difesa dell’onore e del decoro della Polizia Penitenziaria”.
Capece, nel sottolineare che il Sappe per scelta ha avuto fino ad oggi un “profilo basso” sulla vicenda, non accetta “giudizi e illazioni contro la Polizia Penitenziaria, i cui appartenenti sono stati assolti due volte dalle gravi accuse formulate nei loro confronti“. E sull’idea di intitolare una strada di Roma a Stefano Cucchi è duro: “È una proposta demagogica e strumentale“.
3 novembre 2014