“In una fase delicata della vita parlamentare e della dialettica politica inerente il varo di importanti provvedimenti legislativi e in particolare della legge di stabilità, ci pare utile segnalare alla vostra attenzione alcuni dei significativi riflessi che l’approvazione di quest’ultimo provvedimento – se il testo base venisse confermato – potrebbe consegnare alla dimensione e al funzionamento dei servizi più importanti per i cittadini residenti nel Lazio“. Comincia così la lettera che i segretari generali regionali di Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio Claudio Di Berardino, Mario Bertone e Pierpaolo Bombardieri hanno inviato ieri ai parlamentari eletti nel Lazio per chiedere “un utile contributo nel prossimo iter parlamentare affinchè vengano corretti gli elementi più dannosi per l’economia della regione e la stessa vita democratica delle sue istituzioni locali“.
“L’attuale proposta di legge – scrivono le sigle sindacali – non può essere giudicata solo come un provvedimento a sè stante, ma va inserita in uno scenario pluriennale di abbassamento delle risorse disponibili per il potenziamento lavorativo del territorio e il mantenimento del welfare locale, abbassamento determinato dalle manovre di taglio lineare esercitate in continuità da diversi governi. Per questo, il varo di alcuni articoli e in particolare quelli che riguardano l’ulteriore richiesta di tagli lineari riguardanti l’intero impianto delle autonomie locali, può provocare forti disagi del sistema di prossimità: la contrazione in capo alle regioni, che nel Lazio vale circa 800 milioni di euro, non potrà concretizzarsi con la riduzione di qualche ulteriore appannaggio o la razionalizzazione di qualche spesa, ma diminuirà la qualità delle prestazioni e dei servizi, in primis quella del SSR, unico contenitore in grado di impattare quanto richiesto dalla legge, rappresentando più del 75% del budget regionale“.
Ma non solo: “Analoga riflessione si può azzardare per quanto riguarda i tagli ulteriori richiesti ai comuni, ben sapendo che parliamo di spese correnti e quindi della struttura, dei beni e dei servizi erogati alla cittadinanza (asili nido e scuola materna, assistenza domiciliare, polizia locale, ecc.); l’allentamento del patto di stabilità non potrà compensare gli effetti di questa ulteriore sforbiciata alle potenzialità delle comunità locali, che vale circa 200 milioni di euro nel nostro territorio. Preoccupa inoltre il fatto che si prosegua nell’insensato blocco del rinnovo dei contratti pubblici, poiché nel Lazio opera il 20-25% dei lavoratori del pubblico impiego, per la presenza di grandi enti locali, ma soprattutto per l’addensamento delle funzioni centrali nella città di Roma; infatti non esiste solo un problema di iniquità del blocco, ma degli effetti di deprivazione sui consumi che questo ulteriore provvedimento, che allontana qualsiasi liquidità aggiuntiva, provoca nel nostro territorio“.
E lanciano l’allarme sul livello di criticità in cui si ritroverà Roma che, “pur ricevendo dalla legge di stabilità quota aggiuntiva di 110 milioni di euro per le sue funzioni di Capitale dello Stato, oltre a condividere i tagli per gli enti locali, dovrà presumibilmente far fronte all’impossibilità per la Regione di rendere disponibili risorse per il trasporto pubblico locale e avere ulteriori difficoltà nel conseguire il suo piano di riequilibrio“.
4 novembre 2014