Gian Giacomo Medici, noto come Medeghino, è stato un grande condottiero italiano, dominò la scena del 1500, guadagnandosi la fama di condottiero irriducibile e feroce. Accumulò innumerevoli ricchezze, legittimando lo status di aristocratico, tramite il matrimonio con Marzia Orsini nel 1545, riscattando le sue umili origini, figlie di un padre morto indebitato.
L’importanza del castello di Musso – Gian Giacomo Medici nacque a Milano il 25 gennaio 1498, figlio di Bernardino Medici e Cecilia Serbelloni, nonostante il cognome, la famiglia non aveva rapporti di parentela con la famiglia De Medici di Firenze.
Il padre Bernardino, vive in un palazzo a Milano, era un esattore di imposte e prestava denaro, era in ottimi rapporti con il Duca, al quale anticipò dei soldi che non gli ritornarono, morì indebitato nel 1516.
Gian Giacomo era anche soprannominato Medeghino, ossia”piccolo Medici” per via della sua bassa statura. A sedici anni fu bandito da Milano a causa dell’uccisione di un altro giovane, si rifugiò nei pressi del castello di Musso, sul Lago di Como, un luogo che diventerà importante nella sua vita.
Negli anni successivi diventò un guerriero al servizio degli Sforza, che volevano riprendersi il ducato di Milano, come di fatto avvenne. Fu reclutato da un amico di famiglia, il cancelliere sforzesco Girolamo Morone, di cui Gian Giacomo diventò la sua guardia del corpo. Nel 1523, il Medeghino assieme ad altri due complici, uccisero su commissione di Morone un suo rivale, Ettore Visconti. La banda però fu tradita dal loro mandante dopo l’omicidio, per assicurarsi il loro silenzio furono perseguitati e accusati dell’uccisione, soltanto Medeghino riuscì a scappare e mettersi in salvo, rifugiandosi nel castello di Musso.
In maniera poco chiara, Gian Giacomo diventò castellano, sostituendosi al precedente. Sicuramente fu aiutato da suo fratello Giovan Angelo, che in futuro diventerà Papa Pio IV.
Il castello di Musso diventò un’entità indipendente, Medeghino cominciò a mettere su una banda sempre maggiore: tra mercenari, banditi, briganti e venturieri. Questa banda si sostentava con rapimenti, estorsioni, furti e pedaggi.
Medeghino e il suo Stato indipendente – Tra il1524 e il 1525 il ducato di Milano tornò in guerra contro la Francia, che godeva dell’alleanza di grigioni e svizzeri, contro quest’ultimi Medeghino e i suoi intrapresero un’ostinata guerra di confine. Durante questa guerra i Sforza si riavvicinarono a Medeghino, ma quanto subentrarono le truppe spagnole comandate da Antonio de Leyva, il Duca si trovò in pericolo. Questi per salvarsi ordinò a tutti i castellani di cedere le loro fortezze, ordine che fu rispettato da tutti tranne che da Medeghino.
Medeghino arrivò ad avere a disposizione 4000 uomini, conquistò nuovi territori a svizzeri e grigioni, e nel contempo diventò un ostacolo insuperabile per de Leyva, che alla fine fu costretto a scendere a patti diplomatici: in cambio del passaggio, Medeghino diventò conte di Lecco e marchese di Musso, più il dominio sull’alto lago di Como. Praticamente il territorio dominato da Medeghino diventò uno Stato indipendente.
Al servizio di Carlo V – Dopo pochi anni ci fu un nuovo valzer di alleanze: i Sforza si riavvicinarono allo spagnolo Carlo V, riaccendendo un conflitto contro l’isolato Medeghino. La battaglia si risolse scendendo a patti, Gian Giacomo rinunciò a Lecco e Musso in cambio di 35.000 scudi, ottenne l’amnistia per i suoi seguaci e mantenne il marchesato di Marignano. Praticamente diventò ricchissimo, ma non rinunciò alla sua vita avventurosa da condottiero.
Si mise al servizio di Carlo V, incrementando le sue forme e accrescendo la sua fama in battaglia. Negli anni successivi partecipò e si distinse nella battaglie di Praga, Ungheria e Gand.
Nella campagna di Siena, Medeghino riscoprì tutta la sua efferatezza e ferocia in battaglia. Nel 1554 sul campo di battaglia si scontrarono da una parte il capitano fiorentino Pietro Strozzim, appoggiato dai francesi per la difesa di Siena, contrapposti dall’altra Medeghino assieme alle truppe imperiali di Carlo V.
Oltre a Siena, ci fu la conquista dei vari villaggi e territori circostanti. Le sorti di Siena però furono tragiche. Medeghino la isolò e la mise sott’assedio, chiunque provava ad avvicinarsi alla città per sostenerla veniva brutalmente ucciso e impiccato, addirittura Medeghino usava una lunga accetta come sostegno per camminare che si trasformava in mannaia della morte quando serviva. L’epilogo della battaglia contò 4.000 morti dalla parte senese e 200 dalla parte imperiale di Carlo V.
Le fortune accumulate anche a Siena, durarono pochi mesi per Medeghino, che morì l’8 novembre 1555 probabilmente per avvelenamento. Quando suo fratello diventò Papa Pio IV, commissionò a Leone Leoni la costruzione di un grande monumento di marmo, dedicato al fratello defunto, il disegno fu di Michelangelo Buonarroti e il monumento è visibile tutt’ora nel duomo di Milano.
8 novembre 2014.
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8 Novembre 2014 @ 07:45
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