Tre anni dopo il tragico episodio di Fukushima (2011) la prefettura di Kagoshima ha autorizzato la riattivazione della centrale nucleare di Sendai, situata nell’isola di Kyushu, nel sud del Giappone. I due reattori di questo impianto sarebbero i primi a riattivarsi, essendo gli unici, al momento, che rientrano nei nuovi parametri di sicurezza adottate da tutto il Paese nipponico nel luglio dell’anno scorso. La centrale di Sendai si trova infatti a 600 km a sud ovest di Tokyo, perciò è abbastanza lontana dai centri urbani per poter essere riattivata.
Questa importante decisione è stata presa durante l’assemblea della prefettura di Kagoshima, tenutasi venerdì 7 novembre 2014, in seguito ad una votazione. Infatti, 38 dei 47 partecipanti all’assemblea si sono espressi a favore della riattivazione della centrale nucleare di Sendai. Anche il governatore di Kagoshima, Yuichiro Ito, ha dato la sua approvazione finale. In una conferenza stampa commenta così la decisione: “Considerato tutto, devo dire che abbiamo ancora bisogno del nucleare ed è estremamente importante per noi portare velocemente a termine il piano”. Il ministro dell’economia, Yoichi Miyazawa, esprime il suo parere positivo riguardo all’esito della votazione e aggiunge: “Per noi è importante guadagnare la comprensione dei residenti”.
Sembrerebbe, quindi, che l’obiettivo sia già stato raggiunto visto che i residenti della città di Satsumasendai hanno espresso il loro consenso al nucleare, nonostante la loro sia la città più vicina ai due reattori e comprenda nel suo territorio la stessa centrale. I cittadini sono d’accordo anche perché, con la riattivazione dell’impianto, arriveranno i nuovi sussidi dello Stato, i quali erano stati interrotti lo scorso anno. Inoltre, la città di Satsumasendai, in passato aveva ricevuto 20 milioni di euro per 40 anni di funzionamento della centrale. Anche il premier giapponese Shinzo Abe ha annunciato di non voler rinunciare al nucleare poiché, prima dell’episodio di Fukushima nel 2011, l’energia ricavata dall’atomo soddisfaceva il 30% del fabbisogno energetico di tutto il Giappone. Ma da quando tutti i 48 reattori del Paese sono stati spenti, il governo nipponico ha dovuto importare grandissime quantità di gas naturale e petrolio, spendendo fino a 34 miliardi di dollari in più all’anno. Questi importanti cambiamenti hanno causato non solo un vertiginoso aumento della combustione fossile, ma hanno provocato anche ulteriori danni all’ambiente.
Nonostante la presenza di pareri favorevoli, non mancano gli scetticismi. Per esempio i residenti di alcuni villaggi più piccoli rispetto alla città di Satsumasendai, situati entro i 30 km dalla centrale nucleare di Sendai, non vedono di buon occhio la riaccensione dei reattori. Chiedono, quindi, di essere interpellati, per poter avere l’occasione di esprimere i loro dubbi, come d’altronde gli era stato promesso dal governo centrale e dalla compagnia che gestisce l’impianto: la Kyushu Electric Power Company.
Gli scetticismi sono stati espressi in questi giorni tramite manifestazioni pacifiche e flash mob, per sottolineare che i vulcani della zona potrebbero rivelarsi una minaccia per la centrale di Sendai. Tuttavia, l’autorità di regolamentazione nucleare non ha ritenuto significativa questa minaccia, e intanto l’isola di Kyushu ha fornito garanzie di sicurezza sufficienti per la riapertura. La paura più grande di tutti gli attivisti anti-nucleare, che siano nipponici o no, è che la riattivazione della centrale di Sendai possa innescare un effetto domino, portando così alla riapertura di molti altri impianti. In ogni caso le procedure tecniche di accensione della centrale nucleare di Sendai non inizieranno prima dei primi mesi del 2015.
9 novembre 2014
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9 Novembre 2014 @ 15:45
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