“Mi devono uccidere per fermarmi“. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, all’indomani della sentenza della Corte d’appello di Roma che ha assolti tutti gli imputati accusati della morte del fratello, si mostra più battagliera che mai. “Non ce l’ho con i giudici di appello – precisa – ma adesso da cittadina comune mi aspetto il passo successivo e cioè ulteriori indagini“.
“Mi sono svegliata con l’idea che in realtà abbiamo vinto. L’assoluzione per insufficienza di prove non è il fallimento mio o del mio avvocato, ma il fallimento della Procura di Roma. Chiederò al procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che assicuri alla giustizia i colpevoli della morte di mio fratello, perché due sentenze hanno riconosciuto il pestaggio e lo Stato italiano non può permettersi di giocare allo schiaffo del soldato, come ha detto in aula ieri il mio avvocato. Mio fratello è morto e non si può girare e indovinare chi è stato, devono dircelo loro. Tante volte ho attaccato il lavoro dei pm e sono stata molto criticata per questo, anche in aula dai difensori. Oggi ho l’ulteriore prova che avevo ragione“. E annuncia: “Il prossimo passo è la Cassazione e la Corte europea. Non è finita qui. Se lo Stato non sarà in gradi di giudicare se stesso, faremo l’ennesima figuraccia davanti alla Corte europea. Sono molto motivata“.
1 novembre 2014