Theo van Gogh è stato un regista e uno scrittore, che affrontò il tema dell’emancipazione femminile nell’Islam, diventando un obiettivo da uccidere, come accadde il 2 novembre 2004, da parte di un estremista islamico che prima gli sparò diversi colpi di pistola, e poi infierì sul suo corpo con un coltello, tutta la macabra uccisione avvenne nella città di Amsterdam.
Discendenze e carriera – Theo van Gogh nacque nel il 23 luglio 1957 a Aia, figlio di Johan e Anneke, entrambi militanti del Partito del Lavoro olandese. L’omonimo bisnonno fu un mercante d’arte, fratello del celebre pittore Vincent van Gogh. Durante l’ultima guerra mondiale, un suo zio, di nome Theo, fu partigiano contro i nazisti, mentre suo padre Johan lavorò per i servizi segreti nederlandesi.
Secondo la tradizione di famiglia, Theo van Gogh si schierava con la sinistra moderata, anche se quando intraprese la carriera giornalistica, fu costantemente critico nei confronti dei sistemi e di chi ne faceva parte, questo lo escluse da ogni giornale per il quale scriveva, riducendosi a scrivere per un suo blog indipendente.
La sua vera carriera la costruì nel campo del cinema, diventando regista e dirigendo il suo primo film “Luger”” nel 1981. Il primo riconoscimento per un suo film arrivò solo nel 1996, con “Blind Date”, cioè “Appuntamento al Buio”, che si aggiudicò il premio Gouden Kalf, equivalente al nostro David di Donatello.
Nel corso della sua carriera giornalistica e da blogger, si interessò sempre più al tema dell’islam, schierandosi contro certi principi della religione, criticando soprattutto l’emancipazione delle donne. Cominciarono a giungere le prime minacce da qualche movimento sostenitore dell’islam, a farne le spese fu il suo amico politico Pim Fortuyn, anch’egli impegnato nella stessa lotta contro l’islamismo, il politico fu assassinato da un estremista di sinistra nel 2002.
L’episodio non fece che rafforzare le idee di Theo van Gogh: l’assassinio del suo amico gli confermò che c’era un fenomeno da tenere sotto controllo. Diventò un fervente sostenitore di Ayaan Hirsi Ali, un olandese di origini somale, capo voce dell’emancipazione femminile nell’Islam. Tra i due nacque presto una collaborazione per la realizzazione del cortometraggio “Submission”, cioè Sottomissione.
La morte – Submission decretò praticamente la pena di morte per Theo, questa volta si era spinto troppo oltre per alcuni islamici.
Theo van Gogh fu assassinato la mattina del 2 novembre 2004, nella città di Amsterdam, il carnefice fu un certo Mohammed Bouyeri, che gli sparò otto colpi di pistola contro, infine gli tagliò la gola per sfregio. Sul corpo orami esamine di Theo, l’assassino gli infilò due coltelli nell’addome, con affissi dei fogli che attestavano minacce contro: i paesi occidentali, la comunità ebraica, Ayaan Hirsi Ali e Geert Wilders, quest’ultimo leader di un movimento antislamista, il Partito per la Libertà.
Mohammad Bouyeri fu condannato all’ergastolo, durante il processo dichiarò di non essere pentito, rivolgendosi alla madre della vittima le disse: “Non sento il suo dolore, in quanto lei è un’infidele”.
Post morte – Il produttore di Submission, si vide costretto a ritirare il film dalla proiezioni, in quanto fu minacciato più volte di morte, tuttavia il video è reperibile su internet.
Theo van Gogh fu citato anche nell’opera di Oriana Fallaci “il nemico che trattiamo da amico” del 2005.
L’artista Chris Ripke, dedicò un murales al regista scomparso, che rappresentava un angelo con la scritta tradotta “Non uccidere, uno dei dieci comandamenti”. L’opera fu bersaglio di polemica di una vicina moschea, i musulmani lo definirono offensivo, e il sistema si dimostrò essere quello tanto criticato da Theo van Gogh in passato. Infatti lo Stato, invece di schierarsi con una vittima, decise di cancellare l’opera. Al caso si interessò il reporter Wim Nottroth, opponendosi alla cancellazione, ma fu arrestato, l’episodio confermò ulteriormente l’idea del “vivere dentro un corto circuito”.
2 novembre 2014.