Sono nastri che scottano, quelli registrati di nascosto da Andrea Defranceschi, ex consigliere M5S, quando nel 2012 Marco Monari, allora capogruppo del Partito democratico della Regione Emilia Romagna, sparava a zero contro i giornalisti sotto il palazzo, insultò la Gabanelli e commentava le spese pazze della Regione, finite sotto l’occhio del ciclone.
L’audio registrato, fu consegnato poi alle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari, su cui hanno indagato per due anni, coordinate dal procuratore aggiunto Valter Giovannini sotto la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso.
Monari si trovava al settimo piano in un palazzo in via Aldo Moro, lo scandalo per le spese pazze era già iniziato, i giornalisti, in fermento, sono sotto il palazzo affamati di domande. “Quelle teste di minchia che sono qua sotto – dice Monari, non sapendo di essere registrato – che sono i servi della gleba di un’altra casta molto più potente della nostra, ma loro non lo sanno – continua Monari – sono pagati in nero, 8 euro a pezzo, darebbero via le chiappe pur di firmare perché pensano legittimamente, son tutti ragazze e ragazzi giovani, a una prospettiva di carriera quindi a loro li perdono. A chi li strumentalizza purtroppo no, ma io non sono Beppe Grillo, non ho un microfono e un palco, non lo riesco a dire, lo dico qua”.
“Non sono neanche Berlusconi – prosegue Monari – perché se fossi Berlusconi con cinque reti andrei tutte le sere in televisione a dire che quelli della carta stampata sono delle teste di cazzo”.
In una seconda riunione, Marco Monari si lascia andare ad un commento poco rispettoso nei confronti di Milena Gabanelli, di Report, l’ex capogruppo Pd poi commenta i scontrini delle spese pazze, tutto questo sempre all’insaputa di essere registrato.
“Io cercavo di guardare la Domenica sportiva, ma mia moglie diceva: ‘No guardiamo’…”, poi nella registrazione si sente la voce di Defranceschi che domanda: “Come, invece di guardare Report?”, e Monari risponde: “Report, con quella troia della Gabanelli! Appena la vedo mi viene l’orchite. No io volevo vedere Gilardino, ma mica me l’hanno fatta vedere”.
Poi si parla delle spese pazze contestate dalla magistratura: “Ora, tutto quello che è stato fatto fino adesso è difficile da spiegare”, interviene poi l’attuale deputato Matteo Richetti “Non nascondiamoci… la parte più critica delle spese ce l’abbiamo proprio su questo: pranzi, cene e rimborsi chilometrici”.
Durante le riunioni c’era sicuramente preoccupazione tra i presenti, sempre in una registrazione, Monari commentò così i rimborsi tracciati: “C’è lo scontrino al gruppo ragazzi, c’è! C’è, cioè è inutile che ci guardiamo con le facce beote eccetera, c’è! C’è, c’è lo scontrino del Pub, c’è lo scontrino del panino… c’è lo scontrino”, sempre Monari parla dei 25 colleghi di partito: “Non posso sapere che cazzo fanno 25 consiglieri regionali dalla mattina alla sera in giro per l’Emilia Romagna, non lo posso sapere e soprattutto non lo voglio sapere”.
Marco Monari, dopo aver saputo delle registrazioni emerse ha presentato le sue scuse tramite una nota: “Chiedo scusa ai giornalisti per le frasi infelici a loro riferite: si è trattato di parole inqualificabilmente carpite in un contesto informale. Era un periodo di fortissima pressione emotiva sono concetti che non penso, né ho mai pensato, della categoria e dei professionisti con cui ho vissuto in rapporto per tanti mesi e per tanti anni. Chiedo scusa e mi dispiace”.
17 novembre 2014.