L’olio extravergine d’oliva è conosciuto anche come l’oro liquido della tradizione culinaria del Belpaese ed è certamente uno degli alimenti più conosciuti e venerati a livello mondiale. Ma, nonostante rappresenti la cucina mediterranea nel mondo, non è insolito che si parli di problemi legati alla qualità del prodotto. La produzione dell’olio italiano, come afferma anche la Coldiretti, sta subendo un calo del 50% e sempre più spesso risulta necessario verificare la reale origine di questo prodotto che portiamo a tavola quotidianamente.
La fama dell’olio extravergine d’oliva italiano comincia a perdere colpi e la colpa va attribuita alle molte inchieste che hanno messo in luce una realtà sempre più allarmante: l’Italia importa olio da Spagna, Grecia, Tunisia e Marocco. Un olio che risulta essere manipolato, miscelato e soggetto a varie contraffazioni e che perde tutta la sua autenticità. In molti casi viene corretto con beta-carotene, che serve per mascherare il sapore, e con clorofilla, che serve per modificare il colore. Ma tutti questi fattori non impediscono alle aziende di continuare a vendere un prodotto adulterato e contraffatto con l’etichetta “Made in Italy“, che di Italy ha ben poco se consideriamo che l’80% dell’olio utilizzato è di importazione. Cosa resta del prodotto italiano? Un misero 20% che di certo non rende giustizia a quanto dichiarato sulle etichette.
Ma bisogna considerare anche le normative a livello europeo in questo campo ed è ecco allora che scopriamo l’inghippo: secondo quanto stabilito affinché un olio venga considerato italiano è necessario che le olive vengano spremute in Italia, se poi sono olive italiane o provenienti da altri Paesi non è importante. Così quando andiamo al supermercato e compriamo l’olio di una nota “x” marca italiana siamo tranquilli e pensiamo di comprare un prodotto fatto in casa, ma niente potrebbe essere più lontano dalla realtà.
C’è un solo modo per non entrare in questo circolo vizioso che raggira i consumatori ed è quello di acquistare prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta, attribuita dall’Unione Europea agli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti). Inoltre per difendersi da queste truffe sarebbe opportuno con comprare olio venduto a prezzi talmente bassi che non permetterebbero neanche di coprire i costi della raccolta delle olive. Un buon olio extravergine d’oliva è difficile trovarlo a un prezzo inferiore ai 6 euro. Leggere l’etichetta poi è fondamentale perché più questa è dettagliata e dà informazioni e più c’è trasparenza da parte dell’azienda produttrice.
Ma il problema che riguarda la truffa dell’olio italiano non si ferma al fattore “non è italiano, ma estero” e allora arriviamo a porci la seguente domanda: è olio d’oliva? Secondo le stime non è raro che quello che parte dai Paesi extracomunitari come olio di semi giunga in Italia come olio d’oliva. Dobbiamo gridare al miracolo? Niente affatto. Piuttosto dovremmo metterci le mani capelli perché per subire questa trasformazione è ovvio che il prodotto sia oggetto di lavorazioni non idonee e in molti casi, oltre all’aggiunta di clorofilla e e beta-carotene, all’olio di semi si addiziona l’olio lampante, cioè l’olio degli scarti di lavorazione, che, almeno normalmente, non è destinato al consumo, ma viene utilizzato come combustibile.
E la truffa dell’olio italiano, che italiano non è, è arrivata anche negli Stati Uniti, ma non senza essere contestata dal presidente della Coldiretti Molinaro. Tutto è iniziato con delle vignette pubblicate dal New York Times, che ha parlato del “suicidio dell’olio extravergine”, recando danni d’immagine ai produttori italiani. “Le vignette di Nicholas Blechman fanno apparire la produzione nazionale di extravergine come un covo di truffatori, protetti dal potere politico, che importano olio dall’estero da adulterare e miscelare con quello nostrano per poi spacciarlo come Made in Italy, sfuggendo anche ai controlli dei nuclei specializzati delle forze dell’ordine. Un crocevia di traffici e triangolazioni che comporteranno una immagine negativa sulle vendite all’estero dei nostri prodotti. Una situazione, che conosciamo bene tutti, politca compresa, ma alla quale non si vuole dare una risposta chiara”. Un danno che ha affetti soprattutto sui produttori calabresi, seconda regione produttrice di olio italiano e molto attiva nell’export.
Tuttavia il problema che riguarda questa truffa è evidente, ed è evidente anche la necessità di intervenire per arginarlo e mettere in sicurezza tanto i consumatori quanto i produttori di olio italiano.”È una metastasi che danneggia il settore penalizzando i produttori onesti, un tutti contro tutti che ha finito per rendere tutti più poveri”. Così Pietro Sandali, direttore generale di Unaprol, ha descritto il fenomeno che sta dilagando e sta affossando il mercato di un prodotto che di oro, ad oggi, ha ben poco.
16 novembre 2014
Olio italiano solo sull’etichetta: un’altra truffa che indigna | ITMTelevision
17 Novembre 2014 @ 01:51
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