“La sentenza sul caso Cucchi rischia di creare un precedente inquietante per la storia italiana. Di fatto non ci sono responsabili per la morte di un ragazzo che invece è stato ucciso da una serie di errori commessi da vari apparati dello Stato. Stefano è stato picchiato, mal curato, abbandonato e infine ucciso. Immaginiamo che messaggio di impunità si sta dando in questo Paese: lo Stato, o meglio una parte minoritaria di esso, può picchiare restando impunito“. A dirlo Gianluca Peciola, capogruppo di Sel in Campidoglio, che a Radio Roma Capitale torna sulla vicenda ma anche sulla proposta di intitolare una strada al ragazzo: “E’ partita dal Gruppo di Sel con una mozione di cui sono primo firmatario, sostenuta anche dalle altre forze politiche di maggioranza e opposizione. È stata votata quasi all’unanimità, e chiede a Sindaco e Giunta di avviare l’iter per intitolare una strada a Stefano. Ora sta all’Ufficio Toponomastica capire come, dove e quando farlo. Siamo favorevoli a ascoltare la famiglia, che vorrebbe che la strada fosse vicina al Tribunale, oppure al luogo dove viveva Stefano, o ancora nel luogo dove fu fermato dalle forze dell’ordine“.
“Marino ha detto che condivide la scelta del Consiglio Comunale su questa mozione, ho anche ricevuto mail di consiglieri non solo di Sel di altre città, che vogliono fare la stessa scelta. Questo perchè credo che il verdetto sia stato una ferita per tutto il nostro Paese. È come se la città e il Paese abbiano voluto ribellarsi a questa decisione. Il processo deve essere riaperto, e comunque il Paese è stanco di vicende e violenze di una parte dello Stato che rimane impunita. Le persone in difficoltà fisica o psichica, così come i tossicodipendenti, devono essere trattate da persone competenti, e non come criminali. Non può essere che una minoranza piccola delle forze dell’ordine rovini l’immagine dello Stato presso l’opinione pubblica, e che arrivi a causare la morte di un cittadino“.
4 novembre 2014