Gli ex occupanti del Teatro Valle sono tornati questa mattina a occupare simbolicamente il foyer della sala per protestare “contro la mancata convocazione del tavolo promesso con il Teatro di Roma – ha spiegato al telefono una portavoce, Ilenia Caleo -, mentre l’assessore alla Cultura del Campidoglio Marinelli annuncia la riapertura del Valle nel 2015“. “Il panorama che abbiamo davanti agli occhi è deprimente. La scena culturale a Roma è al collasso. Il Teatro Eliseo è stato chiuso dalla forza pubblica dopo una gestione fallimentare dei privati ma dopo che per anni è stato il teatro privato più finanziato con risorse pubbliche“, dice il comunicato della Fondazione Teatro Valle Bene Comune.
“Modelli in crisi? Il Teatro Palladium non è più sede del RomaEuropaFestival, unica programmazione internazionale di rilievo a Roma, ed è tenuto aperto a stento con un progetto di cui si capisce poco la natura. Al Quirino confusione e poca trasparenza sulla gestione. Teatro India, la scena off della città, luogo naturale della ricerca e delle compagnie emergenti, è stato chiuso per lavori discutibili decisi dall’allora direttore Lavia e rimane – una sala esclusa – un cantiere. Al Teatro dell’Opera altro pasticcio: mancanza di una direzione, di un progetto e di finanziamenti. I lavoratori protestano, per salvare quelli che forse sono anche dei privilegi, ma rientrano firmando un contratto capestro in cui si impegnano a non scioperare. Un precedente pericolosissimo per tutti. Cinema America, sgomberato e punto. Chiudono a decine le sale cinematografiche, chiudono le librerie. I Teatri di cintura a forza di definanziarli, lottizzarli, e ormai monopolizzati da Zetema, stentano a divenire qualcosa: eppure dovrebbero essere i centri propulsivi di azione culturale nei territori, nelle periferie“.
Il problema? E’ che “non ci sono idee, non c’è coraggio – dicono dalla Fondazione – Dopo quattro anni di amministrazione fantoccio e destrorsa di Alemanno, ci si aspettava almeno un cambio di clima con la giunta Marino. Ma dove sono le politiche culturali e sociali? Dove gli strumenti per la progettazione partecipata? Quali strumenti per finanziare la cultura, sostenere la formazione, favorire l’inclusione reale e la democrazia partecipativa? Non vediamo niente di tutto questo. I fondi di bilancio destinati alla cultura per i diversi Municipi di Roma fanno cifra tonda: zero. E intanto le periferie sono in stato di abbandono. Il vuoto culturale diventa intolleranza, razzismo“. E lancia l’accusa: “Ad agosto, sembrava che la prima preoccupazione dell’Assessorato alla Cultura fosse risolvere la questione Valle, come se il problema più grave a Roma fosse l’esistenza di un teatro gestito da una comunità di artisti e cittadini che se ne prendeva cura, sperimentava nuove istituzioni culturali, creava una programmazione di qualità e aperta tutti i giorni, intrecciava relazioni con diversi settori sociali, con altre esperienze in Italia e con operatori e artisti in tutta Europa. Con la scusa di lavori improcrastinabili (n.b. lavori di manutenzione e di conservazione rimandati per anni), che sarebbero dovuti iniziare già ad agosto, il Teatro Valle è stato chiuso: ad oggi non sono ancora iniziati, nè si ha notizia di un progetto di restauro. E a 4 mesi dall’uscita, il Teatro Valle è ancora chiuso. Sbarrato“.
Ma una soluzione c’è e gli ex occupanti la descrivono molto bene: “Le istituzioni culturali sono in crisi, i modelli di gestione verticistici non rispondono più ai bisogni di oggi. È arrivato il momento di metterli in discussione e sperimentare altro. Quello che immaginiamo, e che la città si merita, è una sperimentazione reale, molto avanzata: una forma di partneriato tra un’istituzione pubblica e un’istituzione bene comune. Vogliamo dare vita a un modello di gestione del Teatro Valle partecipato, ispirato ai principi dei beni comuni, che non sia la somma di diversi soggetti, ma la sperimentazione di un processo aperto e democratico. Vogliamo elaborare un progetto artistico e gestionale del Teatro Valle da presentare alle istituzioni. Una proposta che sia realmente il frutto di un dialogo aperto con artisti, operatori e cittadini e non un tentativo di inciucio. Chiediamo inoltre che il restauro del Teatro sia reso partecipato e trasparente. La Fondazione Teatro Valle Bene Comune ha istituito un ‘Osservatorio’ composto da esperti che svolga una ruolo di mediazione tra Fondazione e Soprintendenza. Parallelamente in continuità con il percorso di questi tre anni, si intende avviare, con la collaborazione di una rete di università (Roma Tre, La Sapienza, Politecnico di Torino), un progetto di Cantiere Scuola che si pone lo scopo di rendere il restauro un momento di formazione e riflessione aperto agli studenti e a tutta la comunità“.
E annunciano: “Dopo un periodo di elaborazione e di confronto oggi siamo pronti a rimetterci in movimento confrontandoci con la città. Invitiamo cittadine e cittadini sabato 29 alle ore 16 a Spin Time in via Santa Croce in Gerusalemme a prendere parte all’assemblea pubblica #tristeèlacittà | vogliamo cambiare rotta!. Per discutere insieme come trasformare l’interlocuzione in atto tra Fondazione Teatro Valle Bene Comune e Teatro di Roma in un luogo di confronto reale sulle politiche culturali, per scrivere insieme una proposta di progetto artistico e gestionale che sia realmente una sperimentazione sul piano dei beni comuni, frutto di un dialogo con artisti e operatori del settore e uno strumento di progettazione partecipata. Lunedì 1 dicembre, alle ore 18, presso Spin Time in via Santa Croce in Gerusalemme invitiamo artiste e artisti che hanno preso parte in questi anni all’esperienza del Valle occupato ad un’assemblea che avrà come principale obiettivo quello di immaginare una modalità per rendere la Fondazione Teatro Valle Bene Comune una piattaforma che consenta agli artisti la messa in comune dei saperi e la sperimentazione di pratiche alternative di produzione“.
27 novembre 2014