“Ringrazio l’onorevole Cicchitto, che non ho il piacere di conoscere, per le parole di stima nei miei confronti. Ritengo però che, piuttosto che lanciare la mia candidatura, egli abbia voluto porre un tema serio su cui riflettere“. Lo dichiara, in una nota, Alfio Marchini. “Mi ha colpito che uno degli esponenti storici di quel bipolarismo berlusconiano, nato proprio a Roma con la candidatura a sindaco di Fini, abbia avuto il coraggio di un’analisi così realista. Infatti, proprio a Roma in occasione delle comunali del 1993, prese corpo quello schieramento tatticamente definito di destra che poi alle successive elezioni politiche incluse forze diverse – dai radicali, ai socialisti, ai democristiani fino agli eredi dell’MSI. In realtà, il collante di quella coalizione non era una comune visione strategica e riformista, quanto piuttosto la potente leadership di Berlusconi e un forte sentimento anticomunista enfatizzato dalla convinzione di essere stati vittime di un ‘doppiopesismo’ nel periodo di Tangentopoli. Oggi questo collante è venuto meno ed è importante prenderne atto“.
“Sono passati vent’anni, il Paese è in ginocchio e ha perso tutti i treni possibili – commenta amaramente Marchini – Il riformismo è rimasto uno slogan elettorale usato da entrambi gli schieramenti e mi sorprende come ancora oggi ci sia qualcuno che mi spinga ad aggregarmi ad uno dei due vecchi blocchi che sono stati i protagonisti, e quindi i responsabili, della miseria economica ed etica che ci sta soffocando. Roma, ieri come oggi, deve indicare la via da percorrere per uscire in modo innovativo da questo pantano e da questa sfida nasce il mio impegno di amore per la città e Capitale del Paese“.
13 dicembre 2014