“Chi è anche solo sfiorato da un’indagine deve dare il buon esempio rinunciando a fare politica per sempre. Ora che il pentolone della vergogna è stato aperto grazie al Procuratore Pignatone e non grazie ad una politica attenta a chi aveva intorno, è il momento di pensare seriamente a come liberare la Capitale dalla corruzione“. A dirlo Stefano Pedica del Pd, partito toccato fortemente dallo scandalo Mafia Capitale.
“In questa fase di smarrimento istituzionale – continua – occorre ritrovare il senso civico e etico perso negli anni, occorre interrogarci sulla corruzione che in molti settori è diventata una regola imprescindibile, e occorre chiedersi il perché non è stata data mai una risposta ai tanti miei esposti sui punti verde, sull’Atac, Ama, su Parentopoli e sulle società di manutenzione e quant’altro ho denunciato durante questi anni e che continuerò a denunciare grazie ai documenti che i cittadini mi portano. Le mie denuncie e i miei esposti hanno riguardato i settori laziali e romani degli appalti, nel commercio, nella sanità, nei concorsi e nei corsi di formazione. Le mie battaglie sono servite a far sciogliere comuni come Fondi, ma ancora oggi il Pd non ritiene aprire una commissione a Roma contro la criminalità. Durante la mia visita in Georgia di qualche mese fa, un ministro mi ha regalato un volume su come sono riusciti a sconfiggere la corruzione nel suo Paese dicendomi: ‘Ne avete bisogno’. Quel volume lo invierò al presidente del Consiglio e al sindaco Marino che sostengo nella sua lotta contro la corruzione ma con una lentezza drammatica. Serve in questo momento l’idrogeno come propellente non il diesel“.
6 dicembre 2014