Carburante inquinato o addirittura acqua nel serbatoio: quando si fa rifornimento questa situazione non è purtroppo rara, ma una recente sentenza del Tribunale di Genova può aiutare gli automobilisti. I danni alla macchina possono essere gravi, ma è comunque possibile ottenere un risarcimento. Secondo questa sentenza, la persona danneggiata ha la possibilità di fare causa alla compagnia petrolifera del distributore, un procedimento che è però semplice soltanto a parole.
Il giudice che esaminerà il ricorso non dovrà avere dubbi, dunque bisogna essere più precisi possibile. Che cosa vuol dire “essere precisi”? L’automobilista deve dimostrare che la benzina era inquinata fin dall’origine e che tra il carburante e i danni alla vettura esiste un collegamento. Ad esempio, non basta spiegare al giudice che la benzina è inquinata perché lo si è letto sul giornale o online, molto più utile è una perizia che dimostri quanto è successo.
Se ci si affida soltanto al “sentito dire”, il giudice può pensare che il danno è stato provocato da qualcos’altro: nel caso di carburante alterato o modificato dall’automobilista il risarcimento si allontana e il produttore non ha alcuna responsabilità, anzi a rispondere del danno sarà la stessa persona.
22 gennaio 2015