Cara Anima Romana,
Se solo mi fermo a pensare non posso fare a meno di ripetermi quanto sia difficile l’impresa che è stata scelta ma subito dopo mi viene in mente che Romanità ha un percorso diverso, un pensiero diverso è un gruppo diverso. La sfida è di riuscire ad aiutare ed è per questo credo sia giusto siano loro a raccontarsi.
Nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, Roma viveva una situazione di notevole degrado sociale: “Ci vorrebbe un nuovo Don Bosco”, si mormorava nei salotti cittadini. Così, nel 1948, i salesiani cominciarono a prendersi cura dei ragazzi abbandonati, orfani, vittime del secondo dopoguerra. Inizialmente, i primi ragazzi di strada, gli “sciuscià”, furono accolti a via Marsala, vicino alla Stazione Termini. Ma ben presto lo spazio divenne insufficiente: era necessario spostarsi in un luogo più capiente. A due passi dal Quarticciolo, sulla via Prenestina, sorgeva una distesa di capannoni, luogo ideale per costruire la nuova casa dei ragazzi accolti. Così, pochi mesi dopo, il 20 marzo 1947, fu dato finalmente inizio ufficiale ai lavori. In un solo anno, l’opera fu terminata: era la mattina del 22 marzo 1948.
I Salesiani cominciarono allora un lavoro paziente e faticoso: 150 ragazzi interni, 200 semiconvittori, 500 esterni. Un piccolo esercito in marcia bisognoso di tutto: dal cibo al vestito, dal libro al giocattolo, dall’attrezzo di lavoro all’educazione morale e religiosa. Qui i ragazzi trovarono una casa, una chiesa, campi di pallone, scuole e soprattutto luoghi dove creare relazioni significative .
Da allora i tempi sono cambiati ma, ancora oggi, a distanza di 65 anni, i giovani vivono importanti situazioni di disagio: si tratta di nuove povertà materiali e soprattutto spirituali che colpiscono i ragazzi in maniera sempre più sottile e invasiva. È per questo che i Salesiani, d’accordo con il Vicariato, hanno deciso di rilanciare la vocazione originaria del Borgo: la Parrocchia è stata inglobata dalla vicina Sant’Ireneo, le scuole secondarie hanno chiuso i battenti ed è stata impostata la nuova struttura in tre aree tuttora esistenti: l’Oratorio – Centro Giovanile; il Centro di Formazione Professionale; l’area dell’emarginazione e disagio “Rimettere le Ali”.
1.000 i ragazzi che ogni anno frequentano l’oratorio;
300 i ragazzi che vengono ammessi ai corsi di formazione professionale;
220 i ragazzi a rischio di disagio sociale che ogni anno sono seguiti dall’area Rimettere le Ali;
65 gli anni di vita festeggiati nel 2013.
Non possiamo abbracciare tutto le iniziative così abbiamo scelto di aderire alle attività sportive
Prima di proseguire nel progetto abbiamo bisogno anche del tuo parere.
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Associazione Don Bosco
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Roma
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Tutte le iniziative del borgo posso essere utilizzate da tutti i membri di Romanità.
di Dino Fundarò
fondatore gruppo Romanità