Policlinico Umberto I sotto assedio nelle ultime settimane. Pronto soccorso al limite e una situazione questa che sottopone “il personale, già sotto organico, ad una situazione di tensione e forte stress“. A lanciare nuovamente l’allarme affollamento è il Segretario coordinatore aziendale Cisl Fp del Policlinico Umberto I, Claudio D’Angelo. “Ogni settore ha solo due persone in turno. Il personale è frustrato, subisce attacchi, aggressioni, minacce, denunce e ha raggiunto il livello massimo di sopportazione. Inoltre, l’età media degli infermieri in azienda si aggira intorno ai 55 anni“, conferma D’Angelo.
E parla della giornata odierna: “Noi da stamattina non siamo mai scesi sotto i 100 accessi al pronto soccorso. A mezzogiorno avevamo 149 persone al triage, di cui 27 in attesa di essere visitati: 7 codici gialli in attesa di trattamento, 17 codici verdi e tre bianchi. 68 pazienti erano già in trattamento, di cui 4 in codice rosso, 35 in codice giallo, 27 codici verdi e due bianchi. 51 pazienti già erano stati trattati ed erano in attesa di allocazione posto e tre codici gialli erano in terapia subintensiva“. Al pronto soccorso del Policlinico, la carenza di personale viene colmata da “alcuni infermieri della cooperativa Osa che, da 10-15 anni, ci danno un grandissimo supporto, soprattutto in vista del primi giorni di febbraio, periodo in cui è previsto il picco dell’influenza e la situazione peggiorerà“.
Per questo motivo la richiesta è di “maggior personale nei reparti più critici; lo sblocco del turn over e dunque delle assunzioni, almeno per quanto riguarda le aree critiche. Speriamo che vengano approvati atti aziendali che davvero sappiano realizzare le esigenze e le aspettative del cittadino. La Regione deve mettersi in testa che noi siamo soggetti a continui tagli in nome della spending review, ma è inevitabile che questa situazione si ripercuota sulle strutture che rimangono aperte e, come sindacato, chiediamo che venga rispettato e garantito il diritto alla salute. A causa della mancanza di posti letto, alcuni pazienti vengono addirittura trasferiti in reparti non idonei“.
D’Angelo poi commenta la situazione della Case della Salute: “Momentaneamente non stanno dando la risposta che auspicava la regione Lazio. Sicuramente molti accessi al ps potevano essere assorbiti da queste strutture, forse però c’è un problema a livello organizzativo che va risolto”.
20 gennaio 2015