Indagati preside, 3 insegnanti e 8 alunni dell’Istituto Vittorio Gassman, in via Pietro Maffi. Il ragazzo, dal nome di fantasia Luca, confidò alla madre di meditare sul suicidio in quanto deriso all’interno della suddetta scuola di Primavalle ed emarginato dagli 8 compagni di classe, per le sue ipotetiche inclinazioni sessuali. Il 15 enne, accusato di essere gay e nonostante le prese di mira dagli altri studenti, non sarebbe mai stato difeso neanche dai docenti dell’istituto, che erano a conoscenza delle derisioni subite, durante le ore scolastiche, dal giovane. La situazione è diventata così insostenibile per Luca, che nel mese di aprile del 2014, gli è stata indirettamente inculcata l’idea di attuare un presunto suicidio, in seguito confessato alla madre, rimasta inorridita dall’ambiente scolastico, incurante di tutto e insensibile. Nonostante tutto, sia la preside del Gassman che gli insegnanti, hanno archiviato le segnalazioni di aiuto inviate dalla madre e dallo stesso studente; per questo ora rischiano di essere incriminati con l’accusa di omissioni di atti d’ufficio, per aver sottovalutato il clima scolastico insano. I carabinieri hanno provveduto, per le ripetute denunce, ad aprire un fascicolo di indagini durato all’incirca 4 mesi. Hanno individuato appunto i tre docenti, rispettivamente delle materie di Lettere, Psicologia e Italiano, per ironia della sorte, insieme alla preside che, seppur a conoscenza dei fatti e degli sviluppi della questione, hanno ugualmente rifiutato di prendere provvedimenti seri nei confronti degli 8 alunni, volti ad attuare azioni persecutorie continue, dato che secondo loro, il 15 enne non era vittima di bullismo. Infatti, è stato scoperto anche che i compagni di classe hanno creato un gruppo di chat su Whatsapp, intitolato: “We hate Luca“, ovvero “Noi odiamo Luca“, sul quale trascorrevano parecchio tempo, anche nelle ore di lezione, a deride il compagno nelle maniere più svariate. Gli 8 alunni, compresa una studentessa, finalmente, ora sono indagati con l’accusa di atti persecutori, per aver accusato il ragazzo, denominato anche “fallito” come nome utente di un sito porno per gay, per esprimere il fatto di non essere etero. Per discutere sui giovani indagati, il pm Vittoria Bonfanti ha inviato un fascicolo alla procura, al fine di decidere sulla loro punizione. Tale inchiesta era stata già aperta dalla denuncia presentata in precedenza dalla madre di Luca, con l’aiuto dell’Avvocato Fabrizio Consiglio. Infatti, tutto ebbe inizio nel mese di dicembre dell’anno 2013, quando un compagno di classe del 15 enne reagì in modo aggressivo in seguito ad una battuta a sfondo sessuale di Luca. Sentitosi offeso, lo accusò di esser omosessuale, riuscendo di lì a poco a isolare il giovane, vittima di bullismo, dal resto della classe. Così, frustrato e depresso, Luca inizia ad avere problemi anche nell’ambito scolastico, in particolar modo sul proprio rendimento. Quando scopre poi la chat di gruppo, il pensiero sul suicidio lo inizia a tormentare. La penosa questione emerge grazie ad un amico del 15 enne che mostra all’insegnante l’esistenza della chat. Quest’ultima però accusa l’amico di Luca e la stessa vittima di aver violato la privacy degli altri compagni, tenendo un discorso del genere davanti a tutta la classe. Il povero giovane così dice alla madre: “Perché vivo? Se morissi, non avrei questi problemi“. La madre decise allora di avanzare delle denunce, rivolgendosi per prima alla preside dell’Istituto Gassman, che reputò giusto archiviare il procedimento contro i bulli, dopo aver convocato un consiglio di classe insieme agli altri insegnanti, per discutere sui fatti avvenuti. Proprio per questo e la mancanza di considerazione nei confronti di una vittima, accusata e derisa per il fatto di essere gay, la madre ha chiesto aiuto ai carabinieri.
di Erika Lo Magro
13 febbraio 2015