Antonio Dal Cin ha prestato per quasi 25 anni servizio nella Guardia di Finanza, dopo aver frequentato la Scuola Alpina nella scuola a Predazzo (Tn) ed è entrato in contatto con l’amianto killer durante i suoi 12 anni di servizio in Friuli Venezia Giulia, con la totale omissione delle cautele. Per un quarto di secolo è stato un servo fedele dello Stato e ha indossato con onore la divisa delle Fiamme Gialle. Questo fino alla scoperta che l’amianto, un veleno invisibile, lo stava uccidendo; dopo anni di esposizione; dopo anni passati a inalarne gli effetti nocivi dei suoi filamenti sottilissimi. Una lotta impari, quella di Antonio, contro un avversario occulto, subdolo, che prima gli ha preso i polmoni e poi tutto il resto, strappando ai suoi tre figli un padre, prima ancora che un soldato. Un veleno che dalle recenti cronache nazionali è risultato presente all’interno di caserme, di elicotteri e di navi tutt’oggi in servizio e che pure stanno necessitando di decontaminazione da parte degli organi competenti. L’amianto non fa sconti a nessuno: “L’unico amianto non nocivo è quello che noi non respiriamo“, ripete come un mantra Antonio.
“Ho quarantacinque anni, tre figli di cui due in tenera età di sette anni e diciassette mesi, e morirò tra poco. Sono malato di asbestosi, avendo prestato servizio per lunghi anni in esposizione a polveri e fibre di amianto, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale. Per quasi un quarto di secolo ho indossato la divisa delle Fiamme Gialle e oggi La imploro affinché si prosegua l’attività di bonifica delle caserme e non si lascino soli gli orfani“.
Antonio, coordinatore nazionale del settore dei finanzieri, che insieme ad altri suoi colleghi ha costituito il Comitato esposti e vittime amianto dei militari appartenenti alla Guardia di Finanza Osservatorio Nazionale Amianto, non è solo in questa battaglia. Dal settembre 2011, infatti, lo affianca l’avvocato Ezio Bonanni, uno dei massimi esperti al mondo sul tema, che difende le vittime dell’amianto Killer e i loro familiari in Italia e nel resto d’Europa. L’ONA, di cui Bonanni ne è il presidente, conta oltre 10.000 in tutta Italia e intrattiene rapporti con Agenzie e Istituzioni di tutto il mondo. L’Avv. Ezio Bonanni – dice Antonio – “Fin dal 2000 ha ingaggiato una personale disputa perché le vittime da amianto ottengano giustizia, affermando l’importanza della prevenzione primaria, cioè evitare ogni forma futura di esposizione. Solo così si potrà mettere fine a quella che è una vera e propria strage, inconsapevole e silenziosa, che ogni anno, solo in Italia, determina la morte di circa 5 mila persone, arrivando a 114 mila nel mondo. L’unica speranza è quella che l’amianto sia messo al bando anche negli altri Paesi in cui ancora se ne permette l’uso, e che in Italia ne venga disposta la bonifica dei siti contaminati“. Da qui, la decisione di Antonio di farsi portavoce, attraverso una lettera indirizzata al Comandante della Guardia di Finanza Saverio Capolupo, della necessità di intervento. Lo stesso Comandante, del resto, ha ammesso l’esistenza del pericolo amianto – fonte un articolo di affariitaliani.it – e della necessità di bonificare aree, caserme, ed equipaggiamenti in dotazione alle forze dell’ordine. Decontaminare, debellare, sostenere gli orfani, questo chiede l’ex finanziere a gran voce, pensando a quel killer, 1300 volte più sottile di un capello, che gli sta portando via tutto.
Di seguito, riportiamo la lettera aperta indirizzata a Capolupo.
Preg.mo Sig. Comandante Generale,
sono il Sig. Antonio Dal Cin, nato a Crema il 25.09.1969, e residente in Via Zara n. 10, Sabaudia (LT), e sono un finanziere in congedo per riforma in seguito ad insorgenza di patologia asbesto correlata di origine professionale, avendo prestato servizio per lunghi anni in esposizione a polveri e fibre di amianto, in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e di protezione individuale.
Ho appreso dagli atti parlamentari, e in modo particolare dalla replica del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ma anche dalla mia quotidiana frequentazione, se non altro per via telematica e telefonica (le mie condizioni di salute non mi permettono altro perché avendo l’asbestosi debbo rimanere quasi tutta la giornata disteso sul letto per evitare tra l’altro che aumenti il ritmo del battito cardiaco, già oltre la soglia, e perché avverto dispnea, e soffocamento), che effettivamente anche grazie all’opera e all’impegno delle Superiori Gerarchie è in atto la bonifica delle caserme dalla presenza di amianto.
Certo molte debbono essere ancora bonificate ma almeno si è iniziato a farlo, in modo costante e deciso e di questo La ringrazio, in modo che quando lascerò questa vita, purtroppo assai presto, per quello che mi dicono i sanitari, almeno potrò dire che la mia morte potrà servire a qualche cosa.
La lucida consapevolezza della mia fine, che come dicono i sanitari arriverà per arresto cardiocircolatorio (infatti l’asbestosi ha determinato seri problemi di funzionalità cardiaca, e non a caso l’art. 4 della l. 780/75, per i dipendenti privati sancisce la indennizzabilità anche delle patologie cardiocircolatorie per coloro che sono affetti da asbestosi), e la tragedia legata al fatto che ho tre figli, di cui gli ultimi due in tenera età, Anna di sette anni e Matteo di 17 mesi, che purtroppo rimarranno solo con la madre e cioè con mia moglie che peraltro è affetta da Sclerosi Multipla e Morbo di Basedow, non mi impedisce di mantenere quella saldezza e quella speranza, e anche quella forza che mi ha infuso il servizio, che ho prestato nella Guardia di Finanza per quasi un quarto di secolo.
La imploro dunque di proseguire questa attività di bonifica e di decontaminazione delle Caserme ma Le chiedo pure di non lasciarci soli, di non lasciare soli i ragazzi che rimarranno orfani per il fatto che non siamo stati avvertiti della presenza del minerale killer e del fatto che bastassero poche fibre per contrarre il tumore.
Le dico solo che ho fatto servizio in caserme con presenza di amianto, che sono stato impiegato di servizio in luoghi dove giacevano, perché sequestrati, materiali di amianto, senza alcuna protezione. L’amianto era presente anche nelle camerate.
La prego dunque lo faccia per tutti quei miei colleghi che ancora non si sono ammalati e disponga che il Corpo glorioso della Guardia di Finanza disponga qualche mezzo di assistenza per gli orfani, specialmente i minorenni per il tempo successivo alla morte dei loro cari, per via delle patologie asbesto correlate e di altre patologie professionali che abbiamo contratto nello svolgimento del nostro dovere.
La ringrazio anticipatamente per l’attenzione che mi Vorrà dare, anche nel caso in cui ritenesse di non dover accogliere questa supplica, valga comunque con il segno della mia stima personale di tutti gli altri Colleghi malati di patologie asbesto correlate e dei familiari di quelli che sono deceduti, l’augurio di un buon lavoro.
Sabaudia, 15.10.2014
Antonio Dal Cin
2 novembre 2014
2 Novembre 2014 @ 14:39
Ho ancora i brividi… che storie che non conosciamo.
Antonio, siamo con te, fino alla fine e pure dopo!!!!!
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