Divise militari prodotte in Cina, con tanto di l’etichetta è truccata. Sono gli 12 imprenditori rinviati a giudizio con l’accusa di associazione a delinquere e frode. Una truffa di questo tipo era stata scoperta già nell’anno 2009 attraverso un collaudo di alcune divise, destinate al corpo dei Carabinieri, all’Esercito, alla Guardia di Finanza e alla Forestale. L’etichetta con la scritta “Made in China” era coperta da un’altra falsa, riportante la scritta “Ue“, quale produzione della Comunità Europea, secondo quanto stabilito in una gara d’appalto dal valore di 12 milioni di euro. Nel 2009, accade che una delle etichette, riportanti “Ue” si strappò, svelando la vera etichetta. A quel punto le uniformi vennero sequestrate. Fu aperto un fascicolo di indagini da parte dei pm siciliani, che confermò la provenienza asiatica della merce, in secondo momento stoccata presso il porto di Rotterdam, per poi essere infine inviata in Italia. Il cambio di etichettatura, infatti, avveniva proprio nel porto olandese. In realtà, la base di produzione e confezionamento delle uniformi, era la città di Shangai, luogo nel quale si trova lo stabilimento industriale dell’impresario Zuo Xingyan. Presso questa fabbrica, è stato prodotto il tessuto destinato a 130 mila divise militari, 150 mila camice per i militari dell’Arma, insieme a 126 mila berretti. Rinvenute anche giacche, gonne e camice, sia per la stagione invernale che per quella estiva. Per tal motivo, sono stati inviati a giudizio 12 imprenditori, nonché i vincitori del bando perché il contratto stabilito non è stato rispettato. Le divise nonostante siano già giunte a destinazione, ovvero agli agenti delle forze dell’ordine, non sono state pagate in virtù della frode. A giudizio, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode nelle pubbliche forniture, sono i tre titolari della Mediconf, ovvero Carmelo, Pietro e Giovanni Bucalo, di origini palermitane, che nell’anno 2007 avevano fondato l’Ati, al fine di aggiudicarsi la vincita del bando. L’avvocato difensore di Carmelo Bucalo, Alfredo Galasso è convinto di ottenere il proscioglimento dalle accuse, in quanto il contratto è stato concluso e le uniformi hanno superato il collaudo. Gli altri che si trovano ad affrontare il processo sono gli impresari: Corrado Fasanelli, per cui è stato richiesto il rinvio a giudizio insieme a Corrado e Sergio Scali, Paolo Bortotti, Chiara Guido, Sergio Cavallerio, Gianfranco Guaragni, Tiziana Parrino, Mauro D’Epiro e Giacomo Greco, tutti hanno ricoperto ruoli fondamentali all’interno dell’organizzazione dei Bucalo. Per questa truffa, il gup delibererà il giorno del 17 marzo di quest’anno sul rinvio a giudizio dei soggetti iscritti sul registro degli indagati.
di Erika Lo Magro
18 febbraio 2015