Si celebra oggi 5 febbraio la seconda edizione della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, istituita nel 2013 dal Ministero dell’Ambiente per prevenire lo spreco di cibo e sensibilizzare all’uso sostenibile delle risorse. Si inizia con una buona notizia che arriva da Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market e coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo. Entro l’anno una semplificazione normativa permetterà di donare gli alimenti invenduti. Un’altra novità riguarderà l’introduzione di un “Diario domestico dello spreco alimentare”, un’iniziativa che coinvolgerà un campione di famiglie italiane che aiuterà gli esperti a capire quali alimenti sono più oggetto di spreco nelle case. I risultati dell’esperimento saranno presentati il 5 giugno, in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente. Le iniziative in campo sono numerose, a fronte dei dati allarmanti sullo spreco di cibo. Secondo la Coldiretti, nel 2014 6 italiani su 10 hanno ridotto gli sprechi. Tuttavia questo piccolo passo in avanti non basta in quanto durante l’anno vengono buttati 6 chili di prodotti alimentari per ogni bidone. Il rapporto della Fao Food wastage footprint. Impacts on natural resources, stima l’impronta di carbonio del cibo non consumato a 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra che colloca questo dato al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di CO2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti. “Il cibo prodotto e sprecato occupa quasi 1.4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale – rende noto il Wwf – E’ difficile stimare l’impatto sulla biodiversità dello spreco alimentare a livello globale, comunque gli effetti negativi dell’espansione agricola e delle coltivazioni estensive è tale sulla frammentazione degli habitat e sulla perdita di biodiversità che appare veramente assurdo che una parte importante di quanto prodotto, con significativi impatti ambientali, vada addirittura sprecato. La perdita di terra, acqua e biodiversità attribuibile allo spreco alimentare come anche gli impatti negativi da esso provocati sul cambiamento climatico rappresenta un costo elevato per l’intera società non ancora ben quantificato. Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al PIL della Svizzera”.
di Laura Guarnacci
5 febbraio 2015