Riguardo l’ardua lotta alla pedofilia, Papa Francesco: “Quanti feriti ci sono! Quanti feriti!” si esprime in una lettera rivolta in primis alla Chiesa, ai presidenti di conferenze episcopali e ai vertici religiosi. La lettera stesa in onore della prima riunione della Commissione Pontificia, organizzata per affrontare la questione sulla tutela riguardo gli abusi sui minori, istituita nel mese di marzo 2014, ampliata e resa partecipe lo scorso dicembre nei confronti dei membri da tutto il mondo. Viene richiesto ai superiori di accertare la sicurezza sui minori da parte di adulti facilmente vulnerabili o potenzialmente instabili nel gestire gli istinti, per i quali sarà fatta assistenza pastorale nell’ambito morale, psicologico e spirituale. In cambio, questi adulti fragili dovranno rendersi disponibili nel pieno delle loro possibilità, a comunicare con i cari delle vittime, se non le stesse. Continua ad invitare, tutti coloro appartenenti alla Chiesa, ad ostacolare, attraverso tutti i mezzi possibili, ogni forma di violenza e di abuso sui minori, offrendo un percorso di riconciliazione appunto agli abusati che hanno scansato la speranza. Numerosi, infatti, risultano i feriti, vittime di abusi di ogni genere, che l’istituzione ecclesiastica deve accogliere in aiuto come se fosse un ospedale da campo per rifugiati. Un forte messaggio rivolto anche a tutte le famiglie che devono essere a conoscenza del fatto che la Chiesa è presente, può essere considerata una casa aperta a tutti, volta a tutelare i loro figli, salvandoli senza lasciarli in balia di sé e dei problemi emergenti. Papa Francesco Bergoglio, lega questa tematica di tutela verso i minori, con quella attuale e fin troppo presente, della povertà, in occasione della successiva riunione del Consiglio dell’Economia, che si terrà nella giornata di domani, 6 febbraio, nonché subito prima di ricevere il grande Ministro delle Finanze. Infatti, ribadisce la riforma sulla direzione delle finanze vaticane da dirigere che è in via di elaborazione, con un occhio di riguardo in particolare al Cardinale George Pell, che si occupa della questione e prefetto della Segreteria dell’Economia. Il cardinale australiano, viene considerato come uno dei maggiori partner incisivi dell’ala conservatrice del Sacro Collegio, ecco perché si occuperà di dirigere delle riforme eventuali. Dalla giornata di domani, si aprirà la sessione del Consiglio per l’Economia, retto dal Monaco di Baviera Reinhard Marx, considerato tra i più vicini e grandi innovatori riguardo le tematiche familiari. Invece, la prossima settimana, saranno resi noti gli aggiornamenti delle riforme e saranno trascritti gli statuti, oltre Apsa e Ior, in occasione del Consiglio dei Cardinali, durante la riunione periodica del C – 9. A tal proposito, presso la Chiesa Santa Marta, ha aggiunto che tra le prime missioni, a carattere prioritario, della Chiesa è curare e guarire dai mali le ferite inflitte al cuore, tutte quelle persone che necessitano di bisogno, spalancandogli le porte della liberazione. Inoltre, assicurare che Dio perdona tutto perché è buono, è il Dio padre di tutti, senza eccezioni, Dio è tenero e continua ad aspettarci fino all’eternità, se necessario. Così, il messaggio di salvezza deve essere annunciato in modo lieto ad ogni oppresso e deve esser inteso come atto di liberazione, in nome della povertà in quanto in effetti non si tratta di una teologia della prosperità. Infatti, gli inviati di Gesù per salvare il popolo, devono necessariamente essere individui privi di sfarzo e non devono portare: “Né pane, né denaro, né cintura”, semplici in tutto. Il messaggio che vuole comunicare Papa Francesco sull’intera istituzione, però, non deve essere frainteso: la Chiesa non deve esser confusa come una organizzazione non governativa, seppur tali associazioni servono, devono persistere e continuare ad essere create per poter mantenere ed introdurre servizi adeguati per semplificare tutte le forme di miseria. Ciò perché si rischia di perdere l’essenza stessa dell’impegno preso, ovvero trasportare “Dio ai poveri, ai ciechi e ai prigionieri”, venendo a mancare dello spirito, della povertà, dell’amore e di quella forza di volontà di guarigione, propri dell’istituzione. Non si deve rischiare di cadere nella banalità dell’esistenza di una bella costruita istituzione non governativa non evangelica, trovando qui il rifugio delle proprie speranze, in quanto ci si dimentica dei concetti dei valori e del significato che trascinano dietro.
di Erika Lo Magro
5 febbraio 2015