La crisi economica non investe solo i mercati finanziari, ma sembra scavare più nel profondo, annidandosi nella psiche degli italiani, sfociando spesso nella patologia. Si delinea così una nuova categoria di malati, i malati di crisi, persone che sviluppano dei disagi psichici a causa dell’attuale situazione di precarietà e insicurezza, che sembrerebbe rappresentare una sorta di detonatore, un fattore scatenante. E’ questo il quadro fosco tracciato oggi a Milano, in occasione della presentazione del 19esimo Congresso nazionale della Società italiana di psicopatologia-Sopsi. Un’equipe di specialisti afferenti all’Osservatorio sulla crisi del Policlinico di Milano, evidenzia una situazione preoccupante. Tra le persone colpite ci sarebbero molti giovani angosciati dalla mancanza di prospettive future, ma anche molti adulti tra i 35 e i 59 anni, spesso in situazione di precarietà lavorativa. Il lavoro, secondo gli esperti, risulta essere il fulcro attorno a cui ruota il disagio psichico, in quanto l’identità lavorativa è protettiva per la salute mentale. La crisi quindi toglie sicurezza e isola le sue vittime. E’ stato osservato “che ad ogni crescita del 10% del tasso di disoccupazione corrisponde una crescita dell’1,4% del tasso suicidario e che nell’Ue l’aumento della disoccupazione ha portato ad un aumento del 28% della mortalità legata all’alcol”. “L’aggravarsi della crisi finanziaria stessa, la mancanza di sicurezze lavorative e di guadagno – spiega Carlo Altamura, professore ordinario di Psichiatria dell’università degli Studi di Milano e direttore del Dipartimento di neuroscienze e salute mentale del Policlinico – determinano esaurimento e stress che sfociano in fragilità già presenti negli individui: in generale hanno spesso aggravato alcune malattie e ne hanno slatentizzato di nuove”. Dai risultati di un’indagine dell’Ispo, emerge che nel periodo compreso tra il 2009 e febbraio 2013, la percezione degli italiani di un peggioramento della situazione economica è aumentata dal 53% al 62%. La quasi totalità degli intervistati ritiene che l’aumento delle persone che soffrono di depressione, ansia, abuso di alcol o altre sostanze sia dovuto proprio alla situazione di crisi. “La situazione – prosegue Altamura – deve essere tenuta sotto controllo, soprattutto con un lavoro congiunto che coinvolga diverse figure: psichiatri, psicologi ed operatori sociali, uniti per affrontare nel migliore dei modi le patologie crisi-correlate”. La crisi, conclude Altamura, “sta mettendo a dura prova gli italiani e oggi è ancora più impellente riuscire a discriminare i cosiddetti casi ‘puri’, direttamente correlati alla particolare situazione economico-sociale, dai casi meritevoli di un’assistenza psichiatrica. Si possono individuare 3 categorie: chi sta vivendo una situazione di disagio e di stress non patologica (la maggior parte delle persone); le persone in cui il disagio e le difficoltà iniziano ad andare più in profondità, provocando per esempio ansia e insonnia; l’ultima è quella in cui ci si addentra nella malattia mentale, in cui viene meno la molla della reattività. Se nel primo caso la maggior parte riesce a far fronte alla situazione sfruttando le proprie risorse, nel secondo bisogna chiedere aiuto al proprio medico o a uno psicologo. Quando si arriva al cosiddetto ‘punto di rottura’ bisogna affidarsi allo psichiatra”.
di Laura Guarnacci
5 febbraio 2015